L'Islam oggi, un'interpretazione
di Tarek Heggy

28/05/2009

  Signore e signori,   avendo scritto numerosi articoli e libri sulla cultura araba e musulmana, posso affermare senza remore che l’Islam, o meglio l’interpretazione dell’Islam, è il principale fattore di condizionamento della cultura e delle società arabe.   Io parlo da un punto di vista arabo e mi sento di affermare che c’è una grande differenza fra la parola Islam e l’interpretazione dell’Islam. Ritengo infatti che la comprensione e l’interpretazione di una religione dipenda da fattori culturali. In primis dipende dalla qualità, dall’educazione e dal livello culturale di coloro che svolgono il ruolo di intermediari fra le scritture e i fruitori della religione, vale a dire la gente. Quando qualcuno mi porrà la domanda “ L’Islam è compatibile con i valori della modernità, con i diritti umani, con i diritti delle donne, con il progresso, con il pluralismo ?” la mia risposta sarà “Forse si o forse no.” Dipende da che cosa si intende per Islam. Se lo si osserva da una certa angolazione si può dire che non è compatibile. Io credo che questo sia dovuto al fatto che noi continuiamo a pensare che l’Islam coincida con il Wahabismo, una corrente antiumana della religione islamica. Ma nell’Islam vi sono diverse sette, diverse scuole di pensiero. Vi sono decine di interpretazioni, che considerano i suddetti valori in modo molto diverso. Al giorno d’oggi il mondo sta commettendo un grave errore perché scende a patti con l’interpretazione più inflessibile dell’Islam come se fosse l’unica esistente.   Dal momento che molti studiosi si sono accorti che questa versione dell’Islam sopravvive grazie alle risorse finanziarie illimitate che la nutrono e le permettono di proliferare, il mondo deve sapere che l’Islam wahabita - che può contare sui proventi del petrolio - è l’unica setta che ha i mezzi per costruire centinaia di centri islamici nel mondo, che non faranno altro che continuare a diffondere la versione più aggressiva e intransigente dell’Islam. Tali centri propagandano valori che sono in aperto contrasto con il sistema di valori delle civiltà civilizzate. L’Islam wahabita, che ruba la piazza alle altre interpretazioni,  predica un’ideologia che non rispetta minimamente i diritti umani, i diritti delle donne e i valori della coesistenza pacifica.   Personalmente io penso si dovrebbe promuovere una versione dell’Islam compatibile con i valori delle società moderne. Tuttavia questo dipende da chi si pone a capo della religione islamica e dei Musulmani.   Al giorno d’oggi il mondo, con l’aiuto dei Musulmani moderati, non deve permettere che una singola setta prenda il sopravvento su tutte le altre. È un passo difficile da compiere, ma assolutamente necessario. Le istituzioni wahabite, grazie a miliardi di petrodollari, hanno continuato a svolgere un ruolo di prim’ordine per oltre cinquant’anni, e lo hanno fatto in maniera palese. I loro programmi educativi sono la prova inconfutabile dei crimini che hanno commesso in tutto questo tempo contro l’umanità, l’Islam e i Musulmani. Il Mondo, l’Europa, gli Stati Uniti e anche le Nazioni Unite dovrebbero aver notato ormai che alcuni di questi paesi hanno continuato a spargere il seme del fanatismo, della violenza e dell’odio promulgando un’ideologia che non ha fatto altro che formare sanguinari terroristi.   Quindi tutti noi siamo colpevoli perché abbiamo permesso ad un’unica scuola di pensiero – la più inflessibile – di ergersi a guida dell’Islam. I sostenitori del wahabismo sfortunatamente hanno a loro disposizione grandi quantità di denaro, che hanno permesso loro di creare una rete globale capace di relegare nell’ombra le interpretazioni più moderate dell’Islam - come quelle che per secoli hanno dominato l’ambiente intellettuale e politico della Turchia e dell’Egitto. La marginalizzazione dell’Islam moderato è stata semplice in quanto è avvenuta in società che hanno vissuto un drastico impoverimento degli standard di vita – in seguito all’ascesa di autocrazie o giunte militari.   Secondo me si può comunque affermare che l’Islam è compatibile con i valori della modernità e del progresso. Questo dipende ovviamente dalla posizione di coloro che lo rappresentano – il loro operato si può facilmente giudicare dal modo in cui si occupano della questione delle donne e delle minoranze  – Ebrei, Cristiani o altri – e dei problemi di coesistenza in aree problematiche come quella mediorientale.   Per risolvere il problema occorre rivoluzionare l’attuale scenario – visto che i gruppi islamici estremisti, grazie alle ingenti risorse, promuovono la diffusione di centri culturali e scuole che seguono l’interpretazione più rigida dell’Islam e costruiscono centinaia di moschee ovunque con lo scopo di reclutare nuovi adepti.  Esistono moltissime scuole islamiche moderate che vengono semplicemente ignorate.  Bisogna cambiare questo quadro se vogliamo che i Musulmani convivano in modo pacifico con gli altri abitanti della Terra.   Alcuni Musulmani sono in grado di sorprendervi per la loro visione dell’eguaglianza, della diversità, della coesistenza, del pluralismo, della modernità e dei diritti umani. I membri delle scuole più aperte e moderate vi possono raccontare che cosa è realmente accaduto nella storia delle società musulmane e vi possono spiegare come il clero è riuscito a forgiare una massa di sudditi fedeli dopo aver privato gli individui dell’uso di una mente critica.   Quindi il primo passo da compiere è creare un dialogo con quelle scuole di pensiero che accettano di vivere in pace con il resto dell’umanità.   La settimana scorsa sono andato in Italia dove ho tenuto una serie di conferenze in alcune università. Perdonatemi, ma l’Italia incarna già quella catastrofe verso cui si sta dirigendo l’Europa: infatti vi sono lì circa 1000 moschee, e questo non sarebbe un problema. Ma quando si viene a sapere che il 90% di queste è stato costruito con il denaro saudita e con le risorse degli Imam che seguono l’interpretazione wahabita dell’Islam (quella degli attuali leader di al Qaeda), solo allora ci si rende conto della negligenza dell’Occidente. Molte di queste moschee continuano a sfornare fondamentalisti, uomini e donne, che non accetteranno mai i valori della società italiana e che anzi vi si scaglieranno contro un giorno o l’altro.   Questo non riguarda solo l’Italia, ma tutti i paesi europei, il che ci spinge a domandarci il perché di tutta questa negligenza.   Perché? … E la risposta è semplice: PETROLIO.   Se non fosse per la sindrome del petrolio, forse il Mondo non avrebbe chiuso gli occhi e le orecchie di fronte alla storia che vi sto per raccontare. L’anno scorso – il 2008 – una professoressa che insegnava in un’università saudita è stata incarcerata perché era seduta in un locale pubblico con un collega, ma i due non erano sposati. Questa povera donna è stata arrestata e consegnata al marito, ma solo dopo che lui aveva firmato una dichiarazione in cui affermava che la moglie non sarebbe mai più stata sorpresa in un atteggiamento anti-islamico come bere un caffè con un collega da Starbucks.   All’interno delle istituzioni educative e religiose dell’Arabi Saudita i semi della distruzione sono stati dapprima coltivati, poi applicati, propagandati e infine esportati a livello globale.   La collega turca qui in sala ha parlato di un islam moderato e quasi secolarizzato che ha vissuto sulla sua pelle, nel suo paese. Ebbene anch’io, da egiziano, posso testimoniare un’esperienza simile nel mio paese, prima che arrivasse l’interpretazione più dura dell’Islam circa 35 anni fa a dorso dei barili di petrolio, e che si insediasse nelle istituzioni educative e religiose fino a sgretolarle.   È responsabilità nostra quindi scoprire e appoggiare quelle scuole di pensiero moderate che in passato hanno fatto sì che paesi come l’Egitto, la Siria e la Turchia abbracciassero una versione tollerante e moderata dell’Islam, che garantiva alla diversità (in tutte le sue manifestazioni) il suo diritto di esistere   Terek Heggy ha studiato legge all’Università di Ain Shams al Cairo ed ha preso una seconda laurea all’Istituto Internazionale di Management dell’Università di Ginevra. Ha insegnato legge in Algeria e in Marocco, successivamente è diventato amministratore delegato della Shell in Egitto. Tiene abitualmente lezioni in tutto il mondo.          

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