Turchia: prova di forza
fra Gul e la magistratura

21/05/2009

Il 18 maggio 2009 il presidente turco Abdullah Gul è stato accusato dalla Corte Criminale di Ankara di appropriazione indebita. Il partito Giustizia e Sviluppo (AK), di cui Gul è presidente, avrebbe infatti sottratto milioni di dollari dalle casse dello stato quando il partito predecessore fu sciolto dalla Corte Costituzionale nel 1997. Dopo le elezioni del 2007 il processo si interruppe perché Gul, diventato presidente della Turchia, godeva dell’immunità. Secondo la costituzione turca un presidente durante il suo mandato può essere processato solo per l’accusa di tradimento. Osman Kazmaz, capo della Prima Corte Criminale Suprema di Sincan – Ankara – ha sfidato le norme costituzionali perché ritiene che chiunque debba essere processato in caso di violazione della legge.   La Corte Costituzionale aveva messo al bando i tre predecessori dell’AK – il Milli Selamet Partisi nel 1980, il Refah Partisi nel 1988 e il Fazilet Partisi nel 2001 – perché avevano violato i principi secolari dello stato – così come imposti dal fondatore Mustafa Kemal Ataturk. L’AK a sua volta ha corso il rischio di essere sciolto per aver tentato di modificare l’articolo della costituzione che vieta l’utilizzo del velo islamico agli studenti – la votazione è terminata con un 6 contro 5.   Il partito Giustizia e Sviluppo si è accorto da tempo che per consolidare il proprio potere politico deve controllare il potere giudiziario. Negli ultimi anni è riuscito a tenere a bada gli oppositori politici attraverso l’uso aggressivo dei media ed è anche riuscito a nominare alcuni giudici nelle corti inferiori. Ma i principali nemici dell’AK sono le Corti Supreme e l’Esercito, due istituzioni estremamente secolarizzate. Finora il partito islamico è riuscito a vincere la competizione elettorale con il suo principale rivale, il partito Ergenekon, partito nazionalista e secolare. Regolarmente alcuni membri vicini a questo partito - giornalisti, giudici o membri dell’esercito – vengono arrestati con l’accusa di voler tramare un colpo di stato. Non è un caso che la moglie di Osman Paksut- vicepresidente la Corte Costituzionale, che votò contro l’AK nel 2008 – attualmente sia indagata per presunti contatti con i complottisti dell’Ergenekon. Se Gul riuscisse a estromettere la Paksut dalla Corte, potrebbe rimpiazzarla con una figura più accomodante.   L’establishment secolare è seriamente preoccupato perché il presidente Gul - che per legge ha il diritto di scegliere i giudici della Corte Costituzionale - intrattiene rapporti costanti con un movimento estremista di nome Fethullah Gulen. Quest’ultimo,  che si oppone fermamente ad ogni progetto secolare e crede che la Turchia debba diventare una superpotenza islamica, si serve dei contatti con il partito AK per propagandare e promuovere le proprie idee. Sarebbe comunque errato pensare che l’AK sia un partito composto esclusivamente di estremisti islamici, in quanto al suo interno esistono anche elementi moderati che rivestono ruoli importanti.   I leader di AK devono fare attenzione a non scontrarsi con il potente establishment militare del paese. L’esercito si considera l’avanguardia del secolarismo kemalista e in passato ha effettuato diversi colpi di stato per proteggere i fondamenti laici dello stato turco. Se AK (Giustizia e Sviluppo) tira troppo la corda, l’esercito può essere indotto a intervenire. 

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