Crisi interna
in Iran

Il 3 maggio l’ex comandante delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche ed attuale segretario dell’Assemblea degli Esperti, il generale Mohsen Rezaie, ha accusato il presidente in carica Mahmoud Ahmadinejad di “trascinare lo stato persiano verso il precipizio”. Inoltre il 4 maggio il Leader Supremo Ali Khamenei ha bloccato una decisione del presidente – che voleva licenziare una figura di rilievo dell’establishment iraniano – e ha rimandato il viaggio di Ahmadinejad in America Latina a una data ancora da definirsi. Questi eventi indicano che si sta aprendo una crisi all’interno del mondo politico iraniano.   L’apertura diplomatica dell’amministrazione Obama ha creato uno scombussolamento all’interno del mondo politico iraniano, accentuando le divergenze fra gli ultraconservatori – principalmente le Guardie Rivoluzionarie e il clero - e i conservatori pragmatici. I primi ritengono che l’attuale svolta americana sia una diretta conseguenza delle proprie azioni e premono per mantenere una condotta intransigente, in modo da strappare nuove concessioni. Gli ultraconservatori temono infatti che la normalizzazione dei rapporti con gli Stati Uniti possa causare il crollo del sistema iraniano. I pragmatici – cui appartiene Rezaie - invece credono che il pericolo provenga dall’interno e che non si possa lasciar cadere un’opportunità simile in quanto il regime, soffocato dalle pesanti sanzioni, ha raggiunto il limite e necessita di una maggiore apertura economica per poter sopravvivere.   Queste tensioni difficilmente si attenueranno prima delle prossime elezioni - previste per il 12 giugno prossimo - e di conseguenza anche le relazioni diplomatiche fra Iran e Stati Uniti subiranno un ulteriore rallentamento. 

Fonte: Strategic Forecast