La complicità dell’UNRWA – Analisi di David Elber

11/02/2024

Un po’ alla volta la verità sta emergendo: l’UNRWA è complice dei terroristi di Hamas. Già da decenni si erano raccolte prove sulla collusione di questa ignobile istituzione internazionale con i movimenti terroristici palestinesi, ma le prove raccolte dal 7 ottobre in merito al suo pieno coinvolgimento con le squadre della morte di Hamas non lasciano più dubbi: l’organizzazione pseudo umanitaria è parte integrante del gruppo di massacratori e non solo, come vedremo, perché 12 suoi membri (accertati) hanno preso parte all’eccidio del 7 ottobre. Quanto emerso dalle prove fornite dagli stessi “impiegati” UNRWA, molti di loro hanno partecipato all’eccidio del 7 ottobre o ne hanno sostenuto la glorificazione nei social media, hanno trasformato le loro case e le strutture dell’UNRWA come carcere per gli ostaggi, come deposito di armi, come piattaforme per lanciare razzi sulle città israeliane e come copertura per numerosi tunnel di Hamas. Tutto questo è potuto emergere senza dubbi solo grazie all’operazione militare che Israele sta conducendo a Gaza. La storia di questa abbietta “associazione a delinquere” è troppo lunga e articolata per essere ben tratteggiata qui, ma, molto brevemente, metteremo in luce solo gli aspetti più eclatanti e paradossali. Fin dalla sua fondazione è ben nota la funzione politica dell’UNRWA: non può essere annoverata tra le agenzie umanitarie perché non ha mai ridotto il numero di rifugiati da quanto è stata costituita (1949), anzi, è vero il contrario: è un’agenzia “moltiplicatrice” di rifugiati, che sono passati, infatti, dai 520.000 iniziali ad oltre 5.500.000 attuali, e questo grazie a dei criteri ridicoli mai utilizzati per nessun altro, al di fuori del popolo palestinese. Questo è avvenuto per mere ragioni politiche, cioè per assicurare che un accordo con Israele non possa mai essere realizzato, utilizzando a questo fine la leva dei “profughi” e del ancora più fantasioso “diritto al ritorno” che nel diritto internazionale neanche esiste. È bene ribadire, ancora una volta, che Israele non è responsabile della situazione dei rifugiati palestinesi, essendo la causa esclusiva del loro status le guerre scatenate dai paesi arabi nel 1948 e nel 1967. Ciò nonostante, dovrebbe essere Israele, secondo i paesi arabi, la UE e la quasi totalità dell’ONU ad assorbire tutti questi profughi per giungere alla “pace”. Dal 1949 ad oggi l’ONU, tramite la sola UNRWA, ha speso oltre 25 miliardi di dollari per i rifugiati palestinesi, cioè il doppio dei soldi del piano Marshall con cui è stata ricostruita l’Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Cosa altrettanto sorprendente è il numero di “impiegati” di questa agenzia. L’UNRWA, infatti, impiega più di 30.000 persone (la quasi totalità palestinesi tra i quali numerosi terroristi) per prendersi cura dei 5.5 milioni di rifugiati e discendenti, cioè la ragguardevole cifra di un dipendente ogni 176 rifugiati. Mentre l’UNHCR (l’Alto Commissariato per i rifugiati) ha a disposizione circa 11.000 persone per gestire l’emergenza di oltre 68 milioni di persone, cioè una ogni circa 6.100 rifugiati. Questo significa che l’UNRWA oltre che una moltiplicatrice di rifugiati è anche una moltiplicatrice di “impiegati” e si è potuto vedere di che genere di impiegati si tratta. Già nel 2014 si era palesato a Gaza, in occasione dell’operazione militare israeliana “Margine protettivo”, come le sedi dell’UNRWA e soprattutto le sue scuole venivano utilizzare regolarmente dai terroristi di Hamas come depositi per razzi, armi e munizioni. Va sottolineato che varie indagini hanno dimostrato che molti dipendenti stessi dell’UNRWA erano, e sono, membri di Hamas. Però nessun provvedimento, da parte di un qualsiasi organismo internazionale, è mai stato preso per porre fine a questa situazione che si protrae da decenni. Tra i principali compiti dell’UNRWA c’è la gestione delle scuole e la pubblicazione dei testi scolastici palestinesi. È doveroso sottolineare che i testi scolastici utilizzati sono diventati, da numerosi anni, un strumento di propaganda anti israeliana oltre che di vero e proprio odio antiebraico. Cosa che non ha precedenti. Soprattutto in considerazione del fatto che sono realizzati, pubblicati e diffusi con i soldi dell’ONU, della UE e degli USA. La cosa è diventata talmente grave che perfino l’ONU stessa, dopo ripetute segnalazioni, si è dichiarata “preoccupata” in un rapporto, del 29 agosto 2019, redatto dalla commissione contro le discriminazioni razziali. Ma nonostante la “preoccupazione” mostrata, nulla è stato fatto per porre fine a questo abominio “culturale” e i suoi effetti si sono visti il 7 ottobre: oltre agli sgherri di Hamas diverse centinaia di “civili” palestinesi hanno preso parte attiva all’eccidio, allo stupro e al rapimento di civili israeliani. Gli USA dell’amministrazione Trump si sono dimostrati gli unici a prendere passi concreti contro l’operato dell’UNRWA. Così nel corso degli ultimi due anni di amministrazione hanno progressivamente diminuito, fino a congelare, il loro cospicuo contributo annuo che si aggira a oltre 350 milioni di dollari (pari a circa il 25% del budget totale). Questo provvedimento è stato immediatamente ribaltato con l’insediamento dell’amministrazione Biden che ha ripreso i copiosi finanziamenti che si è ben visto a cosa sono serviti. Per quanto appena esposto, è necessario che il governo di Israele impedisca che, questa organizzazione criminale, al pari di Hamas, possa più operare nei territori di Gaza, Giudea e Samaria. Se il politicizzato ONU non avrà il coraggio o la forza di smantellare questa agenzia (cosa più che probabile), Israele dovrà trovare la forza di denunciare i governi (USA, Germania, Svezia e UE i principali finanziatori) che finanziano questi complici di Hamas e impedire che questa agenzia operi sul territorio. Questo deve essere un punto imprescindibile prima di sedersi ad un qualsiasi tavolo di trattative.

 

(Da un articolo di «informazionecorretta.com» del 28 gennaio 2024)

Cliccare sull'immagine per ingrandirla.

Lascia un commento

Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!

Accedi

Non sei ancora registrato?

Registrati

I vostri commenti

Per questo articolo non sono presenti commenti.