Putin, Erdogan e l’Iran:
che recita superba!

18/08/2016

Per la prima volta dal 1946 l’Iran ha permesso a un esercito straniero di usare una base sul suo territorio: bombardieri russi da ieri usano la base aerea di Hamedan (mappa in testata) per bombardare Aleppo in Siria, in aiuto all’esercito di Assad. Iran e Iraq hanno anche dato permesso di sorvolo del loro spazio aereo sia a velivoli che a missili russi, perciò i Russi possono lanciare nuovi attacchi sulla Siria anche dalle navi sul Caspio.

Con queste mosse la Russia si pone al centro di una coalizione che teoricamente vede Russia, Iran, Iraq, Turchia e Stati Uniti combattere insieme contro l’ISIS e al Nusra in Siria, per poi trovare una accordo congiunto per la pacificazione della regione. Si tratta di mosse rivolte soprattutto a coltivare l’immagine di una Russia indomita, capace di proteggere i suoi alleati e risolvere guerre regionali, ponendo fine alle carneficine. La realtà degli interessi incrociati però è molto più complessa. Tutti hanno interesse a veder sconfitti l’ISIS e al Nusra, ma se per raggiungere questo risultato è necessario accettare che Assad rimanga al potere, Turchia Stati Uniti e Paesi del Golfo non sono d’accordo.

Gli USA hanno un ruolo di scarso rilievo mediatico nella guerra di Siria, ma sono presenti e ben posizionati: non soltanto usano la base turca di Incirlik e quella della V flotta in Bahrein, ma utilizzano anche basi in Giordania e nella zona curda fra Iraq e Siria, da cui lanciano attacchi mirati con aerei e con droni, in appoggio ai peshmerga curdi a nord e a una coalizione di ribelli a sud. L’amministrazione Obama ha volutamente assunto una posizione defilata in Medio Oriente, ma ha un ruolo ancora importante sia nell’addestramento, sia nella fornitura di armi, sia nel supporto ai combattenti con bombardamenti mirati e droni. L’asse Iran-Russia-Turchia (ammesso che di asse si possa parlare) deve perciò fare i conti con USA, Giordani e Sauditi.

Parlare di asse Iran-Russia-Turchia è sicuramente inesatto: non soltanto perché l’alleanza attuale fra Iran e Russia è soltanto tattica (per un’occasionale convergenza di interessi), non strategica (non per una convergenza di interessi stabile perché nata dalla geografia e dalla storia), ma soprattutto perché la Turchia non può tirare troppo la corda con i paesi della NATO. L’essere all’interno della NATO è per la Turchia l’arma diplomatica più importante in ogni trattativa: se dovesse abbandonare la NATO o essere di fatto abbandonata dai paesi NATO, la Turchia sarebbe alla mercé sia dell’Iran sia della Russia, e nessuno di questi due paesi la tratterebbe con riguardo. Erdogan conduce e continuerà a condurre giochi di rischioso equilibrismo per riuscire a strappare il massimo delle concessioni o garanzie sia all’Occidente sia ai Russi e agli Iraniani, da un lato minacciando la NATO di non mettere più a disposizione le sue basi, dall’altro minacciando Russi e Iraniani di schierarsi totalmente con gli Americani e i Sauditi.

Putin non si illude di certo di poter condurre il gioco senza intoppi, ma gioca spregiudicatamente le sue carte e raggiunge l’effetto mediatico di apparire agli occhi del mondo quello che non è: l’uomo davvero capace di ergersi ad arbitro delle sorti in Siria e nel più vasto Medio Oriente. Tanto di cappello: che recita superba! Ma Putin ci ha abituato alle sue bravure. Stupisce di più il comportamento degli ayatollah iraniani, che aiutano pubblicamente gli infedeli russi a bombardare una popolazione islamica, mostrando una spregiudicatezza che nessuno si sarebbe aspettato. Tutto è (teoricamente) possibile, se questo accade a Teheran. L’Iran deve considerare la situazione in Siria e in Iraq ben rischiosa per i suoi interessi, se è disposto a perdere la guida ideologica del mondo islamico internazionale, alleandosi con gli infedeli. Probabilmente il pericolo grave che fa convergere gli interessi di Iran e Turchia è che i Curdi si ribellino e provochino una guerra civile sia nel nord dell’Iran sia nell’est e nel sud della Turchia, con l’aiuto e l’avallo degli Americani e dei Sauditi. Putin lo capisce e su questo ha costruito lo strano asse Russia-Turchia-Iran, che gli dà visibilità e buona pubblicità in tutto il mondo. 


Il pericolo che fa convergere gli interessi di Iran e Turchia è che i Curdi si ribellino e provochino una guerra civile. Putin lo capisce e su questo ha costruito lo strano asse Russia-Turchia-Iran, che gli dà visibilità e buona pubblicità in tutto il mondo.


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