Perché l'Indonesia
vieta l'esportazione di materie prime

04/05/2012

 

Il governo indonesiano vuole anticipare al 6 maggio 2012 il divieto (inizialmente previsto per il 2014) di esportare nickel, bauxite, rame, zinco, oro, argento, manganese e ferro.

L’11% del PIL del paese proviene dal settore minerario.  Attualmente buona parte delle materie prime viene esportata all’estero, ma Giacarta vorrebbe invece raffinare i minerali in patria per esportarli già lavorati all’estero. Vietando le esportazioni, Giacarta spera che i paesi fortemente dipendenti dalle sue materie prime, in primis Cina e Giappone, investano nella costruzione in Indonesia di:

1)impianti per la raffinazione dei metalli;

2)centrali elettriche  per alimentare l’industria mineraria.

Il 30% degli Indonesiani oggi non ha accesso all’energia elettrica. Il governo vorrebbe sviluppare ulteriormente l’energia geotermica ed idroelettrica. L’85% dell’energia elettrica in Indonesia proviene da combustibili fossili, benché l’Indonesia sia il terzo maggiore produttore di energia geotermica al mondo. Il governo vorrebbe triplicare la quantità di energia geotermica, con un costo previsto che oscilla fra i $75 milioni e i $150 milioni.

L’Indonesia produce circa il 16% del nickel mondiale, ma ne raffina in loco appena l’1%. Cina e Giappone, che importano circa il 50% del loro nickel dall’Indonesia, hanno iniziato a investire in nuovi impianti di raffinazione.  

Giacarta esporta la maggior parte della bauxite estratta – 40 milioni di tonnellate nel 2011. Vorrebbe costruire due stabilimenti per ricavarne alluminato sodico (componente base dell’alluminio), che le permetteranno di lavorare 3 milioni di tonnellate.  Per ora l’unico impianto in costruzione è a Kalimantan: avrà una capacità di 300.000 tonnellate, non sarà pronto prima del 2014. La Cina importa l’80% della bauxite che consuma dall’Indonesia, e tende aumentare gli investimenti in loco. I costi sono alti, soprattutto perché occorre sviluppare anche le centrali elettriche nelle regioni ricche di bauxite, il Kalimantan occidentale e le isole Riau, entrambe dotate di potenziale geotermico.

Quando nel 2002 Giacarta vietò l’esportazione di alcune materie prime (fra cui lo stagno), riuscì ad attrarre  gli investimenti esteri nelle isole Bangka e Beleitung, e anche a farsi finanziare la prima centrale nucleare del paese.

La situazione oggi potrebbe essere diversa: la Cina ha ridotto del 57% le importazioni di alluminato solido nel 2011, perciò Giacarta dovrà cercare nuovi mercati per l’esportazione dei prodotti finiti. 

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