Politiche che cambiano le società
Segni di evoluzioni in direzioni diverse nelle società islamiche

04/06/2010

Negli ultimi tempi si notano evoluzioni diverse nelle società islamiche chiaramente indirizzate  dalla politica dei propri governi.     Mentre in Turchia si restringono gli spazi di libertà  personale, in Arabia Saudita si aprono spazi alle donne al governo e nei nuovi settori della vita pubblica, nonostante il freno posto dai leader religiosi conservatori che godono ancora di grande influenza. In Egitto viene rinnovato il programma ministeriale di religione nelle scuole eliminando l’incitamento allo jihad e concentrando l’attenzione sui rapporti tra i generi e i diritti umani. Ancora in Egitto si assiste all’espansione di una nuova forma di avanguardia televisiva islamica, mentre in Iran si intensificano le misure repressive nei confronti dei diritti delle donne.   Egitto   Il ministero dell’educazione egiziana il 26 aprile 2010 ha annunciato un piano di riforma del programma di studi religiosi. Il nuovo ordinamento precisa che non sussiste contraddizione tra lo sviluppo tecnologico e la religione e che quest’ultima è flessibile e compatibile sia con il progresso   sia con la tolleranza. Il nuovo testo di riferimento intitolato “Principi Morali” sarà letto in tutte le classi, per trasmettere i valori di tolleranza condivisi da tutte le religioni monoteiste , ed eliminare sia le interpretazioni erronee che i testi che incitano alla violenza e all’estremismo.   Il cambiamento principale nei contenuti è l’eliminazione di tutti i versetti del Corano che inneggiano allo jihad e all’uccisione dei politeisti.   Sempre in Egitto in maggio 2010 il canale 4Shbab TV, che trasmette 24 ore di musica e intrattenimento non stop definito MTV Islamica dai giornali, ha celebrato il suo primo anno in onda. I programmi satellitari islamici sono in rapida espansione, con più di 30 canali.   Canali come 4Shabab stanno riscuotendo grande successo sia localmente che a livello internazionale e costituiscono l’avanguardia di una nuova generazione televisiva islamica che cerca di intrattenere ed edificare allo stesso tempo.   Sia i secolaristi sia gli islamisti si sono affrettati a classificare il tipo di Islam presentato da  4Shbab come banalizzato, commercializzato e condizionato. Ma  per molti mussulmani sintonizzarsi su di un canale islamico è considerato un atto virtuoso, una scelta volontaria per migliorare se stessi evitando i numerosi canali non islamici che potrebbero essere fonte di corruzione morale.    Il nuovo canale islamico non si chiede se l’arte e l’intrattenimento siano leciti, ma quale forma d’arte e d’intrattenimento possano essere consentiti e quali i criteri da tenere presenti nella selezione. I programmi come 4Shbab stanno ridefinendo i contenuti delle televisione islamica, modificando il ruolo dell’islam nella sfera pubblica egiziana.     Arabia Saudita   Dopo anni di sforzi apparentemente inutili, oggi in Arabia Saudita l’attenzione del pubblico si sta focalizzando sui diritti delle donne.   Una recente ricerca del Researchers Center for Women’s Studies in Riyadh ha esaminato giornali e siti internet sauditi, mostrando che dalla metà di gennaio 2010 alla metà di febbraio 2010 il 40% degli articoli sui giornali e il 58% degli articoli sul web toccano temi legati alle donne.   La posizione relativamente liberale tenuta del re Abdullah nell’incoraggiare il ruolo della donna nella società saudita ha dato spazio a iniziative mirate a dare più libertà alle donne.   A febbraio 2009 il Re ha nominato una donna vice ministro dell’educazione, la carica più alta ricoperta da una donna fin’ora. Nel dicembre 2009 Lama Alsulaiman è stata la prima donna a ottenere un seggio alla Camera di Commercio a Jeddah e diventare la vice presidente di una delle più prestigiose organizzazioni aziendali del paese. Considerando le restrizioni sociali e religiose che le donne hanno sempre subito nella società saudita, le Saudite negli ultimi anni hanno avuto un certo successo nell'’abbattere alcune  barriere e nel richiedere nuove leggi, grazie alle quali si sono creati maggiori spazi negli ambienti di lavoro. Il governatore della Mecca, Principe Khalid Alfisal,  ha modificato l’articolo 160 della legge sul lavoro che proibiva l' interazione fra donne e uomini negli ambienti di lavoro. Il ministero del lavoro ha rivisito le leggi sul lavoro nel 2008 dando alle donne la possibilità di scegliere, accettare o lasciare un lavoro senza bisogno del consenso del proprio tutore maschio. Nello stesso anno il ministero del commercio ha rivisto la legge che proibiva alle donne di soggiornare in hotel da sole. Una nuova legge darà alle donne il diritto di viaggiare all’estero senza il consenso del proprio tutore e la libertà di usare il proprio documento d’identità per viaggiare negli stati del Consiglio di Cooperazione del Golfo. Il crescente attivismo delle donne ha portato accesi dibattiti tra i leader religiosi ultra conservatori e l’elite liberale. Il riconoscimento dei diritti delle donne è una questione controversa non solo tra i leader religiosi conservatori, ma anche tra i membri della famiglia reale. La fazione vicina ai capi religiosi più conservatori, rappresentata dal principe Nayef, è contraria all'ampliamento dei diritti delle donne. Turchia   Da quando il Partito per la giustizia e lo sviluppo (AKP) ha preso il potere in Turchia nel 2002 le tasse sugli alcolici sono aumentate vertiginosamente . A Istambul un calice di vino o una bottiglia di birra sono diventati i più cari d’Europa. La direzione del partito si è dichiarata fortemente contro gli alcolici, anche se non tutti i Turchi condividono questa posizione. La Turchia è divisa tra chi ritiene il consumo di alcool un peccato in base ai precetti islamici e chi no. Mentre il dibattito divampa l’ AKP segue una politica mirata a d alzare il costo degli alcolici, tanto da renderli inaccessibili a gran parte della popolazione. La questione in gioco non è se  promuovere  o condannare  il consumo di alcolici, ma come riuscire a mantenere i valori di una democrazia liberale nel gestire l’opposizione tra diverse culture nei confronti del bere. La vera questione in gioco è riuscire a mantenere l'impegno nei confronti dei valori democratici e liberali. Il raki è considerata la bevanda nazionale, scelta dalla maggior parte dei Turchi per accompagnare spuntini e pasti fuori casa.  Una bottiglia di raki in Turchia costa il 15% del salario mensile e visto che le stime indicano che circa 4 milioni di Turchi percepiscono il minimo salariale, il suo consumo è diventato un lusso. È vero che per lo AKP i Turchi sono liberi di consumare alcolici, ma per la classe operaria non sembra più essere una scelta libera. La società turca si sta trasformando. Il partito cambia il paese  attraverso provvedimenti amministrativi, obbligando così tutta la nazione a comportarsi in base ai valori culturali e religiosi di una sola parte. In questo modo questo governo limita le scelte dei cittadini. Se le persone non possono permettersi di comprare una bottiglia di vino o di raki, gli alcolici spariranno presto dalla vita quotidiana e poi in quella sociale.    Attraverso l’ingegneria sociale il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo sta portando avanti  la trasformazione della società turca. Più il peso del partito aumenta più i diritti di scelta dei singoli vengono limitati in base alla definizione data dal governo di come si comporta un buon mussulmano.   Iran     A maggio 2010 si sono registrati due interventi ufficiali favorevoli all'applicazione di regole ferree in materia di abbigliamento negli atenei.    Il rettore dell'universita' di Teheran ha annunciato il divieto di ingresso nel campus alle ragazze che non indossano in modo corretto il velo islamico. Una decisione condivisa da Ahmad Janati, esponente dell'ala religiosa radicale iraniana, vicina al presidente Ahmadinejad, che nella preghiera del venerdi' ha sottolineato: ''se gli studenti vogliono ottenere un buon voto, devono seguire le regole dell'hijab''. Esse - aggiunge l'ayatollah conservatore - vanno applicate in tutte le istituzioni governative, gli ospedali e i centri pubblici.   da Arab Reform Bullettin e dal Hurriyet Daily New a cura di Emanuela Borgnino

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