La politica delle grandi potenze

03/06/2010

di Richard N. Haass, presidente del Council of Foreign Relations

 

Ci troviamo oggi in un periodo di transizione iniziato due decenni fa con la fine della Guerra Fredda. Allora si è passati da un’era di accesa rivalità fra Stati Uniti e Unione Sovietica ad un’era in cui gli Stati Uniti erano l’unica grande potenza mondiale capace di proiettare la propria influenza su tutto il pianeta. […]

 

Gli USA sono tuttora la più forte potenza del mondo, ma non hanno più i mezzi per mantenere – né tantomeno aumentare – pace e prosperità nel mondo. Sono al limite delle loro capacità, fortemente indebitati, dipendenti dalle importazioni di petrolio, e impegnati in due tremendi conflitti in Iraq e Afghanistan. […] Inoltre gli attuali problemi internazionali, dalla produzione e vendita di armi di distruzione di massa al terrorismo, alla necessità di promuovere il libero mercato, non possono essere gestiti da una singola nazionale. […]

 

Le alleanze della Guerra Fredda fra Stati Uniti, Europa occidentale a alcuni paesi asiatici come Giappone, Corea del Sud e Australia, non sono più adeguate, ed è necessario includere altri attori mondiali. E Brasile, India e Cina hanno il potenziale per riempire questo vuoto. […]

 

Ciò che rende  grande un paese non sono dimensione, popolazione, esercito o economia, ma come  il paese riesce a utilizzare tutti questi punti di forza  per influenzare il mondo al di là dei propri confini. I paesi in via di sviluppo purtroppo tendono a vedere la politica estera soltanto come un mezzo per una crescita accelerata, ovvero come uno strumento per avere accesso a nuovi mercati e a possibilità immediate di sviluppo. […]

 

È ora di ridefinire gli equilibri mondiali. […] Il rafforzamento del G-20 è un passo nella giusta direzione, ma occorre anche effettuare altri cambiamenti sostanziali, come riformare le Nazioni Unite, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, in modo che riflettano gli equilibri planetari attuali. I paesi in via di sviluppo però dovranno aumentare i propri sforzi nel mondo, ad esempio partecipando più attivamente alle missioni di peace-keeping e state-building, promuovendo con maggiore enfasi il libero mercato e combattendo risolutamente il terrorismo internazionale.

 

Traduzione: Davide Meinero

 

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