Violenze in Kirghizistan
e mire russe

09/04/2010

8 aprile 2010 - La violenza ancora continua in Kirghizistan (vedi mappa a lato). Il presidente Bakiyev, pressato dal crescente malcontento popolare, è stato costretto a rassegnare le dimissioni ed attualmente il potere è passato nelle mani della leader dell’opposizione Roza Otunbayeva – ex ministro degli esteri - la quale ha annunciato al paese che le elezioni si terranno entro sei mesi.  Vi sono più ragioni alla base della protesta. 1)      Da mesi in Kirghizistan c’è una durissima crisi energetica, che provoca numerosi black-out ed ha causato un aumento esponenziale dei prezzi dell’energia, mettendo in ginocchio un’economia già in condizioni precarie. 2)      Nell’ottobre del 2009 il presidente Bakiyev, colto da un impeto di autoritarismo, ha estromesso da governo quasi tutti i membri dell’opposizione, i quali si sono organizzati e hanno approfittato della crisi per accusare Bakiyev di corruzione e inefficienza.   Il giro di vite imposto dal governo  nel tentativo di frenare il crescente malcontento invece di sedare le proteste le ha ulteriormente alimentate ed ha causato manifestazioni poi sfociate nelle violenze dei giorni scorsi.     Il Kirghizistan al centro degli interessi internazionali   Il Kirghizistan è un paese montuoso piuttosto povero e privo di risorse naturali, ad eccezione dei corsi d’acqua che alimentano l’industria elettrica. Data la scarsa produttività dell’agricoltura – dovuta alla conformazione del territorio ed alla carenza di tecnologie avanzate – il paese  deve costantemente importare cibo dall’estero.   Tutte le infrastrutture kirghise sono state costruite in epoca sovietica, e dopo il 1991 sono andate deteriorandosi a causa dei mancati investimenti. L’industria idroelettrica, che fino a pochi anni fa soddisfaceva i consumi interni ed esportava energia all’estero, è ormai obsoleta e non riesce nemmeno più a coprire il fabbisogno domestico - il che ha causato un ulteriore impoverimento del paese. Il paese  non ha abbastanza mezzi per uscire dalla crisi (ormai perenne), e l’unico modo di salvarsi è affidarsi ad un partner forte e capace di rilanciare l’economia del paese.   Negli ultimi anni quattro paesi hanno dimostrato interesse per il Kirghizistan per ragioni diverse. 1)      Gli Stati Uniti mantengono tuttora una base militare nell’aeroporto di Manas di cui si servono per rifornire le truppe in Afghanistan. 2)      La Russia, che da tempo sta cercando di riaffermare la propria egemonia sulle ex repubbliche sovietiche, negli ultimi anni ha aperto tre basi militari per controbilanciare la presenza statunitense nella regione. 3)      Il vicino Uzbekistan, il più forte paese dell’Asia centrale, guarda con interesse al Kirghizistan perché vorrebbe mettere le mani sulla parte alta della fertile valle di Fergana per controllarne il potenziale idroelettrico. 4)      La Cina vorrebbe servirsi del Kirghizistan come corridoio di transito dell’energia proveniente dall’Asia centrale.   La situazione politica interna   Il presidente kirghiso dimissionario Kurmanbek Bakiyev prese il potere nel 2007 dopo la ‘Rivoluzione dei Tulipani’, che portò alla fine del regime corrotto e autoritario di Askar Akayev. Bakiyev, a differenza degli altri i presidenti delle ex repubbliche sovietiche che avevano preso il potere dopo una ‘rivoluzione colorata (Georgia, Ucraina), non si avvicinò mai all’Occidente, preferendo trattare allo stesso modo con Russia e Stati Uniti per ottenere il massimo da entrambi.   La Russia ha molti strumenti di pressione, dalle basi militari alla corposa minoranza russa  all’interno del paese, senza contare la partecipazione in molte attività economiche (soprattutto in ambito energetico). Tuttavia Bakiyev, nonostante l’irritazione del Cremlino, non ha mai smesso di negoziare con gli Occidentali. È quindi possibile che Mosca abbia cercato di influenzare indirettamente le attuali proteste per il proprio tornaconto. La maggior parte dei partiti di opposizione kirghisi non sembra intenzionata a rientrare nell’orbita russa, ma l’attuale premier ad interim Roza Otunbayeva ha molti legami con Mosca, avendo lavorato per il corpo diplomatico dell’Unione Sovietica. Putin il giorno dopo la fine del governo Bakiyev ha telefonato a Roza Otunbayeva per offrirle il suo appoggio in caso di necessità.   Secondo fonti dell’opposizione l’ex presidente Bakiyev sarebbe scappato nella regione di Jalal-Abad. Tuttavia vi sono poche probabilità che possa ritornare al potere, specialmente ora che la Russia si è schierata pubblicamente a favore del nuovo governo di transizione kirghiso.   A cura di Davide Meinero  

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