Diplomazia internazionale
Medio Oriente e Israele

03/03/2010

In vista del ritiro degli USA dall'Iraq e del  possibile buon esito del 'surge' in Afghanistan -  con  la collaborazione del Pakistan, gli stati del Medio Oriente stanno rivedendo le proprie posizioni nella regione, stanno riconsiderando le possibili fonti di pericolo e di sostegno in un Medio Oriente da cui fra pochi anni gli USA potrebbero essersi totalmente svincolati. Anche gli Stati Uniti sono molto attivi nel promuovere e intessere una nuova rete di rapporti con e fra gli stati della regione. Chi corre il rischio di  trovare molto difficile  la guerra della diplomazia è Israele, perché  tutti gli altri stanno cercando di offrire un boccone dolce all'opinione pubblica interna e/o ai propri vicini regionali a danno di Israele, per far meglio digerire possibili bocconi amari nel cambio di strategie e di alleanze.
 
Oggi tutti gli stati arabi a maggioranza sunnita temono la politica aggressiva dell'Iran -  e ancor più la temono in vista del ritiro degli Americani.
 
Questo li porta a condividere l'interesse nel  prevenire o contenere azioni militari o jihadiste che possano ulteriormente destabilizzare la regione - e questo probabilmente giocherà anche a favore della sicurezza di Israele nei prossimi mesi. D'altra parte per creare 'fiducia' e mostrare  disponibilità al dialogo tutti gli attori regionali - inclusi gli Stati Uniti - hanno a disposizione un gesto che non gli costa nulla: dire a Israele che deve rinunciare a qualche cosa. 
È il caso delle recenti dichiarazioni americane  sulle costruzioni che Israele ha in progetto a Gerusalemme.  Gerusalemme Est è definita territorio 'occupato'. In realtà  dalla fine del mandato britannico (1948) in poi Gerusalemme non ha uno status accettato o riconosciuto dalla comunità internazionale. Non è né occupata né 'disoccupata': è un territorio israeliano (da più di 40 anni) che i Palestinesi reclamano per sé, e che la Comunità Internazionale avrebbe voluto internazionalizzare,  sotto amministrazione ONU, evitando che diventasse palestinese o israeliana. Chiamare Gerusalemme (che è la capitale di Israele, la sede del parlamento e del governo) 'territorio occupato' è  un duro colpo poco 'diplomatico' alla vita stessa di Israele, che si può capire soltanto se lo si considera un boccone lanciato dagli USA agli stati arabi per agevolare i colloqui ed i rapporti.  
 
La diplomazia potrebbe essere più fatale a Israele delle armi?      
  
A cura di Laura Camis de Fonseca

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