Cresce lo scontento
in Venezuela

03/02/2010

3 febbraio 2010   Nelle ultime settimane il Venezuela è stato scosso da un’ondata di manifestazioni antigovernative,  in seguito alla decisione del governo di chiudere una serie di televisioni via cavo – fra cui Radio Caracas Television (RCTV). Le proteste non accennano a fermarsi. Al di là della chiusura della popolare RCTV, vi sono numerose ragioni alla base della protesta.   Dopo l’insediamento di Chavez nel 1999, lo stato attraverso numerose nazionalizzazioni ha preso possesso delle maggiori fonti di reddito del paese – industrie petrolifere, riserie, hotel, etc. I risultati della gestione statale non sono buoni , e l’economia venezuelana ora versa in una condizione disastrosa. Gli utili vengono spesi per finanziare programmi sociali destinati alla fetta più povera della popolazione – che rappresenta la base elettorale di Chavez – e non si fanno investimenti in ricerca e innovazione, e non si provvede neppure alla manutenzione delle infrastrutture esistenti.   Il settore energetico ad esempio sta attraversando una grande crisi. Il 70% dell’energia elettrica consumata in Venezuela proviene da una singola diga – la diga Guri – che a causa della siccità produce insufficienti quantità di energia . Anche il settore termoelettrico è in costante declino, e le linee di trasporto dell’elettricità sono sempre meno efficienti. Le politiche di razionamento energetico varate dal governo per fronteggiare la crisi hanno aumentato il malcontento della popolazione, che ha quindi deciso di scendere in piazza per manifestare la propria insoddisfazione.   Chavez dovrà agire velocemente per arginare la protesta, perché a settembre si terranno le elezioni presidenziali. I partiti di opposizione tuttavia sono estremamente frammentati e deboli, quindi difficilmente riusciranno a sfruttare il malcontento della popolazione.     A cura di Davide Meinero

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