La Russia
fra crescita e problemi interni

27/01/2010

26 gennaio 2010   Dopo il crollo dell’Unione Sovietica la maggior parte delle repubbliche sovietiche e degli stati satelliti si sono ritrovati senza punti di riferimento, dato che non appartenevano più all’orbita russa ma allo tempo non intrattenevano sufficienti legami con i paesi occidentali.   Negli anni ’90 molti di questi stati – Estonia, Lituania, Lettonia, Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria ed ex Cecoslovacchia – si sono avvicinati all’Occidente entrando nella NATO e nell’UE. Altri invece – Azerbaigian, Georgia, Moldavia, Uzbekistan, Kirghizistan e Ucraina – hanno cercato a più riprese di svincolarsi da Mosca, ma senza successo.   Indipendentemente dall’esito del ballottaggio del 7 febbraio prossimo – fra Viktor Yanukovich e Yulia Timoshenko, entrambi filorussi –  l’Ucraina rientrerà nella sfera d’influenza russa, con grande soddisfazione del Cremlino. Attraverso l’Ucraina infatti la Russia può raggiungere l’Europa e il Caucaso e i porti dell’Ucraina sono gli unici porti “d’acqua calda” su cui Mosca possa contare – a Sebastopoli ad esempio staziona la Flotta Russa del Mar Nero. Inoltre il cuore agricolo e industriale dell’Ucraina si trova nella parte orientale del paese – dover risiedono 15 milioni di russi – ed è perfettamente integrato nell’infrastruttura economica russa.   Esiste poi un altro fattore fondamentale: l’Ucraina  è l’unica ex repubblica sovietica che possiede una barriera naturale contro le invasioni dall’esterno – i Carpazi. Senza il controllo sull’Ucraina Mosca si sente esposta ad eventuali attacchi – o ingerenze - da parte dell’Europa occidentale.   L’avanzata russa   Gli stati dell’immediata periferia della Russia stanno lentamente adeguandosi alla necessità di tornare a fare i conti con il potente vicino.  ·         In Georgia ad esempio i governi recenti si sono sempre opposti all’influenza russa, indipendentemente dal colore politico. Ma ora il Partito Conservatore (attualmente all’opposizione) ha iniziato a parlare della necessità di riavvicinarsi alla Russia per non finire nell’occhio del ciclone. ·         In Lituania recentemente il ministro degli esteri, filoccidentale, è stato spinto a dimettersi dal presidente Dalia Grybauskaite, che intendeva adottare una politica più conciliatoria nei confronti della Russia. ·         L’Azerbaigian vorrebbe prendere le distanze dalla Russia, ma per la sua posizione geografica non ne ha possibilità. Baku sembra ormai intenzionata a firmare un accordo con il Cremlino per inviare la maggior parte del suo gas naturale verso la Russia - piuttosto che verso la Turchia e l’Europa. ·         La Bielorussia e il Kazakistan hanno recentemente deciso di entrare a far parte di un’unione doganale con la Russia, sancendo definitivamente l’alleanza con il Cremlino.   Alcuni stati continuano ad opporsi all’avanzata russa – ad esempio Moldavia, Lettonia, Estonia – ma non hanno molte possibilità di resistere senza l’appoggio dell’Occidente.   Ora che gli Stati Uniti sono impegnati in Iraq e in Afghanistan, la Russia sta espandendo la propria influenza a macchia d’olio nella regione. D’altronde Mosca è costretta ad estendere velocemente il potere sui vicini per far fronte al prossimo indebolimento dovuto alla crisi demografica interna – la popolazione di etnia russa infatti è in costante calo a causa del crollo delle nascite.   Il Cremlino deve necessariamente mantenere salda la presa sulla sua periferia in modo proteggere il proprio territorio, quindi nei prossimi mesi farà di tutto per ristabilire la propria egemonia anche  sui paesi limitrofi che non intendono accettarla.   A cura di Davide Meinero

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