Il governo pakistano
reggerà?

Il 16 dicembre 2009 la Corte Suprema pachistana ha bocciato l’Ordinanza di Riconciliazione Nazionale (ORN) – un provvedimento introdotto dall’ex presidente Pervez Musharraf che garantiva l’amnistia ai politici accusati di corruzione e alcuni altri crimini  – quindi il processo per corruzione contro il presidente in carica Asif Ali Zardari ripartirà a giorni.   Il governo ha accettato il verdetto della corte,  il che rappresenta una novità nel sistema politico pachistano. Sin dalla nascita dello stato in Pakistan il sistema giudiziario è stato sottoposto alle decisioni dell’esecutivo e soltanto di rado ha emesso sentenze contro il governo in carica – anche perché sovente si trattava di governi militari.   Il processo per corruzione rischia di mettere in crisi la legittimità della presidenza Zardari: negli ultimi mesi le richieste di dimissioni da parte dell’opposizione si sono moltiplicate, e dopo la decisione della Corte non potranno che aumentare. Zardari però gode dell’immunità parlamentare e farà di tutto per non perderla. Attualmente il Partito Popolare Pakistano (PPP) – di cui fa parte Zardari – sta cercando di cancellare gli emendamenti alla costituzione introdotti da Musharraf - che conferivano maggiori poteri al presidente – nel tentativo di rabbonire l’opposizione e riuscire ad ottenerne in cambio l’accettazione della permanenza in carica di Zardari fino alla fine del mandato.   Anche l’esercito, per quanto poco favorevole alla politica di Zardari, preferirebbe che rimanesse in carica fino a fine mandato: i militari vogliono la stabilità del paese, specialmente ora che il Pakistan deve affrontare numerose sfide sia in politica interna che in politica estera. Una crisi di governo rischierebbe di compromettere l’esito delle operazioni contro i jihadisti nel Waziristan meridionale.