Difficili strategie monetarie
in Cina

11/11/2009

L’11 novembre 2009 la banca popolare cinese ha dichiarato che d’ora in avanti terrà conto delle fluttuazioni delle principali valute nella valutazione dello yuan.   Con ogni probabilità durante la visita del presidente statunitense Barack Obama il 15 novembre prossimo i leader di Pechino affronteranno il tema della politica monetaria cinese e delle sue ripercussioni sulla partnership strategica con gli Stati Uniti. Sono molti gli aspetti che verranno discussi durante il meeting di novembre – dalle relazioni commerciali alle iniziative sul clima e sull’energia – e con questo annuncio Pechino spera di agevolare le discussioni smorzando le eventuali tensioni.   La ripresa è lenta, le esportazioni delle merci cinesi verso gli Stati Uniti non decollano, e quindi la Cina preferisce mantenere basso il costo dello yuan – rivalutando lo yuan infatti diminuirebbe la competitività dei prodotti cinesi, specialmente sul mercato statunitense. Ma se i Cinesi continueranno a mantenere il prezzo dello yuan ai livelli attuali, con ogni probabilità gli altri paesi nel mondo prenderanno provvedimenti per bloccare le importazioni dalla Cina e proteggere il mercato interno. Il governo cinese teme inoltre che con un aumento degli investimenti in Cina – e di conseguenza con l’incremento della quantità di denaro in circolazione - l’inflazione si impenni senza corrispondente aumento del potere d’acquisto dei cittadini cinesi, i quali vedrebbero andare in fumo i propri risparmi.   Per ora la leadership cinese non ha ancora optato per una strategia precisa, ma è probabile che la Banca Popolare Cinese aumenti a poco a poco il costo dello yuan, ma non nell’immediato. Pechino è preoccupata per la stabilità sociale: sebbene il mercato interno stia diventando sempre più importante per la crescita economica interna, non si può nemmeno lontanamente pensare che la Cina sia pronta a rinunciare alle esportazioni.  Come ha dichiarato recentemente Qin Gang, un portavoce del Ministero degli Esteri cinese: “Pechino mira prima di tutto alla stabilità, e soltanto in un secondo tempo verrà introdotta – gradualmente – maggiore flessibilità”.  

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