Iran
una lettera dalla resistenza

17/09/2009

A fine settembre scade l’ultimatum dato dal presidente Obama all’Iran per sedersi al tavolo delle trattative sul programma nucleare.

La diplomazia internazionale si è già messa all’opera, e lunedì 14 settembre l’Agenzia ufficiale della Repubblica Islamica ha annunciato che il primo ottobre riprenderanno gli incontri fra l’Iran e il gruppo dei 5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU più la Germania), sulla base di un’agenda presentata dallo stesso Iran e accettata anche da Xavier Solana. Per ora non ci sono altre conferme.  

L’analista Ata-Allah Bahrami della stessa agenzia ufficiale iraniana commenta in un editoriale che Ahmadinejad ha già riportato una vittoria ottenendo che gli USA si siedano ad un tavolo di negoziato non faccia a faccia, come richiesto da Obama nei suoi discorsi  pubblici, ma insieme a Russia e Cina, che avranno un ruolo ‘moderatore’, e per discutere un’agenda stabilita dallo stesso Ahmadinejad, che tocca tutti  i problemi della regione. All’Iran di Ahmadinejad viene così riconosciuto un ruolo di  rilievo ‘nel nuovo ordine globale’, sostiene Bahrami. E aggiunge che Ahmadinejad è convinto che gli USA abbiano già deciso di accettare un Iran dotato di armi nucleari, ma che non osino ancora dichiararlo pubblicamente.  

La debolezza americana, conclude Bahrami, nasce dall’impossibilità di continuare sostenere gli impegni militari in Medio Oriente e dalla necessità di avere l’accordo dell’Iran, che è la maggiore  potenza della regione, per trovare una soluzione a tutti i  problemi regionali.

Per ulteriori dettagli si legga sul web ‘A victory for A'jad, US will talk on Iran's terms’ di Amir Taheri.

In reazione a questi annunci,  il 16 settembre Davood Karimi, presidente della Associazione Rifugiati Politici Iraniani residenti in Italia, ha inviato una lettera aperta ai mezzi comunicazione, di cui volentieri riproduciamo la parte saliente:

‘ Finché la politica di accondiscendenza euroamericana esclude volontariamente il popolo iraniano e la sua rappresentanza politica dalle trattative non si può sperare in nessuno sviluppo politico.. Per affrontare questa vipera ( il regime  dei mullah, nota nostra) o vai alla sua caccia col suo antidoto o rischi la vita e finisci nella bocca del mostro. Questo è un dato di fatto. Ad ogni vipera il suo antidoto, altrimenti rischiamo di accelerare la morte della persona morsa dal mostro.  Non è propaganda. Finché non si riconosce la legittimità della resistenza iraniana e la volontà del popolo iraniano per cambiare democraticamente la sorte politica della nazione, non si  può sperare assolutamente nemmeno in una virgola di progresso nelle trattative.

La fermezza + il riconoscimento della resistenza iraniana e il suo coinvolgimento nelle future trattative è uguale al 5+2.  In ogni caso, grazie alla nuova rivolta popolare e grazie ai numerosi caduti tra cui il simbolo della resistenza iraniana Neda, il mondo intero ha potuto testimoniare che questo mostro mangerà volentieri i suoi figli ma non partorirà mai e mai il colombo.

Un regime basato sulla repressione, sul terrorismo e sulla bomba atomica non potrà mai permettere che vacilli una delle sue colonne. Nel caso che venisse a mancare una delle sue colonne in pochi giorni crollerebbe l'intero regime dei mullah. Ecco perché noi iraniani insistiamo sul fatto che la politica del dialogo (leggilo monologo) con il regime dei mullah non produrrà mai e mai il risultato prefigurato ma solamente aiuterà il regime ad acquistare nuovi tempi assai preziosi per il completamento della sua bomba atomica.
Secondo me la politica del dialogo con un regime illegittimo e impopolare è un oltraggio al popolo iraniano, ai suoi caduti e ai suoi numerosi Neda di ieri, di oggi e di domani.’

 

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