Stream-Nabucco
ed equilibri europei.

28/08/2009

Il 6 agosto 2009  Vladimir Putin,  primo ministro russo,  e Recep Tayyp Erdogan, primo ministro turco,  hanno raggiunto un accordo  per  permettere che  il  progetto  russo  South Stream - per il  trasporto e la distribuzione di gas naturale -  utilizzi  il territorio turco ( più precisamente,   le acque territoriali turche). Berlusconi  è  inaspettatamente andato ad Ankara in volo  per essere presente alla firma.

L'evento ha  un importante significato politico -  scarso  o nullo  impatto economico,  per il momento.

 
Il progetto South Stream è stato presentato dai Russi nel 2007 come  controproposta  competitiva al progetto europeo Nabucco,   che  mira a  rendere l'Europa  indipendente dal gas russo,  sostituendolo  con   gas proveniente dai paesi dell'Asia centrale  attraverso il Caucaso  e la Turchia.  Il South Stream   elimina dal  percorso l'Ucraina,   i cui  litigi con la Russia creano talora blocchi  alle forniture  di gas  russo all'Europa. 

 Entrambi i progetti sono per ora soltanto sulla carta:  dal punto di vista economico e industriale non  sta succedendo nulla. 

I  finanziamenti non  sono stati ancora ipotizzati.

 E' invece   un gesto  estremamente significativo   dal punto di vista  politico  che Turchia e Italia appoggino il progetto  russo:  significa   che la Russia  ha almeno un   importante  sostenitore all'interno dell'Unione Europea,  che l'Unione Europea non  troverà  al proprio interno una maggioranza disponibile a  sostenere e finanziare  il progetto Nabucco,  che la Turchia  ha ed avrà un ruolo economico e  politico  chiave col suo possibile allearsi  ora con  l'uno ora con l'altro partner.   

 Il progetto South Stream  è  tecnicamente molto complesso ed estremamente costoso,  nonché lungo  da realizzare.  Dovrebbe trasportare  63 miliardi di metri cubi di gas l'anno  da Novorossysk   attraverso il Mar Nero,   per poi  raggiungere  l'Austria a nord,  la Grecia e l'Italia sud, attraverso i  Balcani.   Il costo  di costruzione  ipotizzato è di 30 miliardi di dollari.  La Russia oggi   non  è in grado di  effettuare  un investimento del genere da sola, e non basterebbe neppure un consorzio  fra  la Russia  e l'italiana ENI.  La firma dell'accordo va dunque vista come un gesto  politico,  non  come un  progetto  industriale.

 

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