Il crollo della diga sul Dnieper cambia il paesaggio e la guerra

08/06/2023

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La tanto temuta distruzione della diga di Nova Kakhovka è avvenuta, inondando città e villaggi nell'Ucraina meridionale e costringendo a evacuazioni frettolose. Costruita nel 1956 come parte della centrale idroelettrica di Kakhovka, la diga ha creato un bacino di 18 miliardi di metri cubi di acqua, che fornisce l'intera penisola di Crimea e alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d'Europa, che si trova sul lato a monte dell’invaso.

Il Dniepr inizia in Russia e scorre attraverso la Bielorussia prima di entrare in Ucraina, dove funge abitualmente da importante corridoio commerciale verso il Mar Nero. All'inizio della guerra i Russi occuparono la regione di Kherson, dove il fiume forma un grande delta che sbocca nel Mar Nero. Nei mesi successivi l'esercito russo rimase di stanza su entrambe le sponde del fiume a Kherson.

A novembre 2022 l'Ucraina liberò la sponda occidentale urbana di Kherson e respinse i Russi sulla sponda orientale, distruggendo il ponte stradale e il ponte ferroviario, in modo che fu praticamente impossibile per le forze russe proseguire verso Odessa lungo l’autostrada. Entrambe le parti minarono le loro sponde nei mesi successivi.

Il tratto della sponda orientale che la Russia detiene a Kherson è prossimo alla foce, dove il fiume si restringe. Per difendere le posizioni i Russi hanno abbattuto alberi, stazionato cecchini nelle case lungo il fiume e costruito trincee e fortificazioni. Con il crollo della diga molte di quelle fortificazioni sono sommerse dall'acqua. Anche le posizioni ucraine sono minacciate, ma in misura minore perché la sponda ovest del Dniepr è un po’ più elevata.

La popolazione presente nella regione inondata è poca, perché era stata precedentemente evacuata. In Crimea, a soli 90 km di distanza, ora scarseggerà l’acqua potabile, ma l’inondazione  ostacolerà qualsiasi avanzata ucraina via terra. Inoltre accorcia notevolmente le linee russe in una delle posizioni difensive più deboli.

Far saltare in aria la diga indica la rinuncia da parte russa di tentar di riconquistare la sponda occidentale e Kherson? Parrebbe di sì, ma questa rinuncia potrebbe liberare forze per attacchi concentrati su altri fronti a nord.

La distruzione della diga crea gravi problemi a Kiev, rendendo inutilizzabile la centrale elettrica di Kakhovka e mettendo a repentaglio il funzionamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia, per altro occupata dai Russi.

A parte i rischi nucleari, l'esplosione della diga avrà altri effetti duraturi per l'Ucraina. Il bacino idrico di Kakhovka alimentava un sistema di irrigazione fondamentale per la produzione agricola. Prima della guerra circa l'80% della produzione ucraina di frutta e verdura dipendeva da questa rete di irrigazione. La ricostruzione di questo sistema potrebbe richiedere decenni.

Anche la fauna selvatica intorno al fiume Dnepr sarà devastata dalla fuoriuscita di 150 tonnellate di petrolio dal meccanismo della diga; altre 300 tonnellate potrebbero ancora fuoriuscire. La distruzione della diga sta cambiando la geografia dell'Ucraina meridionale e apre terribili prospettive per la sua ripresa socio-economica a lungo termine, data l'importanza dell'area allagata per l’economia del Paese.

 

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