Gli accordi di pace, secondo George Friedman

10/12/2022

Da Geopolitical Futures del 6 dicembre 2022.

 

La Russia ha accettato l'invito di Washington a impegnarsi in colloqui di pace sulla guerra in Ucraina. Entrambi, ovviamente, hanno delle riserve: la Russia perché deve mantenere il territorio occupato in Ucraina, l’America perché deve assicurarsi che la Russia ceda il territorio occupato in Ucraina. Sembra dunque inutile cominciare i colloqui, ma non è così. Qualsiasi trattativa importante inizia col cercar di capire quanto è forte la determinazione della controparte. La contrattazione inizia con richieste inaccettabili ed entrambe le parti sanno che le loro richieste saranno respinte, ma l’importante è vedere COME saranno respinte, se in modo offensivo e aggressivo oppure in modo da aprire spiragli al dialogo.

In questo caso gli Stati Uniti hanno offerto di negoziare senza menzionare subito la richiesta di ritiro della Russia dall’Ucraina. Mosca ha risposto affermando apertamente che la Russia è pronta a ritirarsi dall’Ucraina, salvo due aree importanti. Gli Americani hanno replicato che il "ritiro" offerto dalla Russia non è un ritiro. La risposta della Russia è stata che la richiesta di ritiro completo comporta il fallimento di ogni dialogo. Le due aree che la Russia vuole mantenere sono una vicina alla Russia, un'altra nel sud dell'Ucraina. Gli USA non possono accettare di trattare su tali basi di partenza, ma si vedrà. Si stanno facendo gesti che dimostrano buona volontà reciproca, quali lo scambio di prigionieri accusati di spionaggio (rappresentati nelle foto in testata).

Tutte le guerre finiscono. Alcune finiscono con la devastazione del nemico, altre per esaurimento delle parti, altre perché le parti non vedono il modo di imporre al nemico costi tali da obbligarlo prima o poi a cedere.

Oggi nella guerra d’Ucraina nessuna delle parti è schiacciata o esausta. Nessuno dei due ritiene che la vittoria sia irraggiungibile. Gli Ucraini stanno combattendo per il loro paese, quindi ogni centimetro perso è un'agonia. Per la Russia il ritiro sarebbe una sconfitta bruciante, un’umiliazione politica destabilizzante. Washington invece vuole semplicemente tenere la Russia lontana dal confine orientale della NATO e da rapporti troppo stretti con la Germania. Non è una situazione esistenziale.

La logica militare vuole che i Russi proseguano con una guerra di logoramento degli Ucraini, fino a costringerli a crollare o chiedere la pace. La logica militare dell’Ucraina è affrontare ogni avanzata russa con un contrattacco, come in una replica della Prima guerra mondiale ma senza trincee.

Dal punto di vista americano, continuare la guerra è tutto sommato meglio che una sconfitta disastrosa di una delle parti, che può avere ripercussioni destabilizzanti sulle regioni circostanti. Date le circostanze, sembra che la guerra non possa finire, ma dovrà finire. Ogni Paese ha l'imperativo di non crollare e di non capitolare. Gli Americani hanno anche una terza opzione: andarsene. La reciproca paura del fallimento spinge le parti a tentare un accordo negoziato, ben prima di voler davvero cessare la guerra.

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