La democrazia sospesa della Tunisia

26/10/2022

L'elezione del 2019 di Kais Saied, professore di diritto costituzionale, come terzo presidente della Tunisia dopo la cacciata del dittatore Ben Ali nel 2011, è stata lo spartiacque nella transizione del Paese dalla nascente democrazia a un nuovo autoritarismo.

Nel 2021 Saied ha licenziato il primo ministro e il gabinetto e ha iniziato a governare per decreto, con l’appoggio dei militari. Alcuni credevano che stesse cercando di salvare il paese dalle turbolenze politiche ed economiche, ma ora è chiaro che non soltanto sta soffocando la democrazia, ma ha anche rinunciato a combattere la corruzione dilagante, né sa affrontare i problemi finanziari ed economici che hanno portato alla carenza di beni essenziali anche prima dell'attuale crisi del carburante.

Dopo la sospensione del parlamento, Saied ha promosso una nuova costituzione, che gli conferisce il controllo completo sull'esecutivo, il comando dell'esercito e il potere di destituire e sostituire il governo senza approvazione parlamentare.

Saied giustifica la sua presa di potere affermando che era necessario per contenere un pericolo imminente, senza rivelare la natura del pericolo. È cosa abituale per i governanti autoritari arabi, come quelli in Egitto, Sudan e Algeria, giustificare il monopolio del potere come salvaguardia contro un nemico senza nome. Saied descrive i suoi oppositori politici come agenti traditori che cooperano con governi stranieri per minare l'indipendenza della Tunisia. Saied però non ha un partito politico alle spalle che possa aiutarlo a governare il paese. Sta cercando di costruire un sistema autoritario ma manca delle leve sociali e del sostegno pubblico per farlo, come dimostrano i suoi scontri con i movimenti politici tunisini.

Saied non ha un'agenda economica o politica credibile. Dice di avere la missione storica di consentire ai tunisini di trovare soluzioni ai loro problemi economici cronici. Di recente ha lanciato un misterioso progetto che, secondo lui, trasformerà la vita dei tunisini e creerà ricchezza per la società. Il progetto si basa sulla creazione di società private nei settori agricolo, industriale e dei servizi. Queste società dovrebbero essere finanziate con denaro confiscato dal governo a uomini d'affari corrotti. Ma le sue politiche hanno aggravato la crisi, provocando un’ondata di rabbia per il deterioramento delle condizioni di vita.

Saied non è riuscito a mantenere la promessa fatta durante la campagna elettorale di trovare lavoro per persone disoccupate da più di 10 anni. I giornalisti temono che il decreto emanato per combattere la disinformazione sarà usato per imporre restrizioni alla libertà di espressione e per perseguire gli oppositori. Gli insegnanti scendono continuamente in sciopero, così come altre classi di lavoratori.

Saied pare voler seguire le orme dell'ex dittatore libico Muammar Gheddafi. Rifiuta i partiti politici e crede in un tipo di democrazia di base basata sull'istituzione di comitati popolari di coordinamento che eleggono direttamente i loro rappresentanti parlamentari. È simile al tipo di governo, chiamato Terza Teoria Universale, che Gheddafi sviluppò nel 1976.

Saied e il suo governo hanno pochissimo spazio di manovra di fronte all'attuale crisi economica. Il Paese dipende dagli aiuti dell'Unione Europea e dell'Algeria, che non sono sufficienti per colmare il vuoto nel bilancio statale e pagare gli stipendi del settore pubblico.

I partiti politici tunisini, che vedono Saied come un pericolo esistenziale, sono determinati a rovesciarlo. L'establishment militare potrebbe abbandonarlo se il popolo si ribellasse come fece nel 2010-11, quando il capo dell'esercito abbandonò Ben Ali. 

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