Polonia e Germania, tensioni e collaborazioni

07/10/2022

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Estratto da un’analisi di Ryan Bridges del 26 settembre 2022

 

La Polonia ha aperto il nuovo Canale della Vistola il 17 settembre, anniversario dell’invasione dell’Unione Sovietica nel 1939. Il canale consentirà alle navi di raggiungere o partire dal porto polacco di Elblag senza attraversare le acque territoriali russe intorno a Kaliningrad.

Interessante è stata la dichiarazione di Morawiecki in occasione dell’inaugurazione: “Stiamo tagliando la nostra dipendenza sia dalla Russia che dalla Germania”. Questo accade poche settimane dopo che la Polonia ha chiesto alla Germania 1300 miliardi di dollari di riparazioni per la Seconda guerra mondiale.

Perché il capo del governo polacco strombazza piani criptici per ridurre i legami con la Germania?

Le radici dell’Unione Europea risiedono negli sforzi americani per liberare il potenziale economico tedesco e calmare le ansie tedesche sul pericolo dell’accerchiamento ostile.

 

L’assalto retorico del governo polacco alla Germania fa parte della sua lotta per il potere con l’UE

La Germania è il paese più forte dell’Europa centrale, ha la possibilità geopolitica di dominare la maggior parte del continente. La strategia delle potenze occidentali nei confronti della Germania dalla Seconda guerra mondiale in poi è consistita nello stringerla in un abbraccio amichevole, integrare i suoi militari in un’alleanza con i paesi vicini dominata dagli Stati Uniti (la NATO) e, a partire dalla Comunità europea del carbone e dell’acciaio, offrirle le chiavi di un mercato di oltre 450 milioni di consumatori e darle accesso a tutte le risorse. La strategia ha avuto successo.

Per ragioni che hanno a che fare con la geografia, il clima, la cultura, la storia e innumerevoli fattori minori, i Tedeschi sono esperti nella produzione di enormi quantità di beni industriali complessi, molto più di quanto la popolazione tedesca potrà mai consumare. Questo significa che la Germania ha necessità di accesso sia alle materie prime sia al mercato di consumo in primis dei paesi circostanti, poi anche di paesi lontani. La strategia degli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale risolse pacificamente con successo entrambi i problemi tedeschi. Così nacque il Mercato Comune Europeo, incastonato in un quadro politico che crebbe con l’integrazione economica, precursore dell’Unione Europea.

L’Unione era ciò cui la Polonia e altri satelliti e repubbliche ex sovietiche aspiravano disperatamente nei primi anni ’90, perché avrebbe garantito la crescita economica e la protezione militare della NATO. La Polonia presentò domanda di adesione all’UE nel 1994 e aderì nel 2004 insieme a nove altri paesi dell’Est Europa. La NATO ha invitato La Polonia tra i suoi membri nel 1997 e l’accesso ufficiale è avvenuto meno di due anni dopo. L’economia polacca ha vissuto 28 anni di crescita economica, anche attraverso la recessione del 2008 e la successiva crisi dell’Europa, prima di subire una pausa nel 2020.

Nel frattempo prendeva forma il mondo del dopo Guerra fredda. Gli Stati Uniti spingevano per un mondo più globalizzato, con legami politici ed economici sempre più forti. Militarmente allargavano la NATO e, dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre, intraprendevano una malaugurata campagna per diffondere la democrazia con la forza nel mondo musulmano.

Lo shock della Grande recessione del 2008 ferì la coesione sociale e politica dell’Occidente e sollevò seri interrogativi sull’ordine economico e sulla leadership degli Stati Uniti. Le disastrose guerre americane in Iraq e Afghanistan e i suoi caotici interventi in Libia e altrove minarono il consenso interno. Oggi il mondo è irto di crisi e gli Americani non sono più disponibili a pagare il costo di essere i poliziotti del mondo.

Proprio come gli Americani hanno avuto la loro fase di eccessiva esuberanza dopo la Guerra fredda, così hanno fatto gli Europei, compresi i Polacchi e altri popoli di nuova indipendenza. L’allargamento dell’UE è stato fin troppo facile. Dalle guerre mondiali del ’900 molti Europei e la maggior parte dei Tedeschi hanno imparato che il nazionalismo deve essere contenuto in nome della pace. Durante la Guerra fredda, i primi membri di quella che sarebbe diventata l’Unione Europea praticarono decenni di fiducia reciproca e di cooperazione per il reciproco vantaggio. Ma nel mondo sovietico Mosca soffocò il nazionalismo europeo in altro modo, usando una brutale repressione segreta e palese. Mentre gli Europei occidentali discutevano di una più profonda integrazione politica, economica e monetaria già negli anni ’80, la terribile situazione economica dei Sovietici li privava della possibilità di contenere i nazionalismi nell’Europa orientale. Nel 1990 furono il nazionalismo e la democrazia a vincere nell’Europa centrale e orientale, non l’aspirazione a superare il nazionalismo.

Mentre per decenni l’identità collettiva dell’Europa occidentale si era concentrata sul multilateralismo e sul compromesso, i suoi vicini a est imparavano il valore della coesione nazionale e l’orgoglio della sovranità per riacquistare la propria autonomia. Mentre un Tedesco occidentale vedeva la perdita di una parte di sovranità nazionale a favore di Bruxelles come il prezzo della prosperità e della pace, un Polacco (o anche un Tedesco orientale) era diffidente nei confronti di qualsiasi appello a condividere il potere decisionale.

Le identità nazionali si formano nel corso delle generazioni e cambiarle è difficile. L’attuale leadership polacca, il Law and Justice Party (PIS), è impregnata di nazionalismo polacco e valori conservatori. Attingendo alla loro memoria culturale e storica, i nazional-conservatori polacchi sono xenofobi, soprattutto islamofobi, e generalmente intolleranti alla diversità sociale. L’ideologia prevalente in Polonia, pur riservando il suo più intenso disprezzo per il Cremlino, è molto diffidente nei confronti del liberalismo sociale della Germania.

L’assalto retorico del governo polacco alla Germania fa parte della sua lotta per il potere con l’UE. Ma è meglio prendersela con Berlino, il più importante interlocutore nella UE, piuttosto che direttamente con la stessa UE, che è molto popolare tra i Polacchi, e che può elargire grandi aiuti economici e finanziari.

 

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