L’evoluzione della potenza

24/06/2022

Liberamente tratto da The Evolution of Great Powers, di George Friedman, Geopolitical Futures, 21 giugno 2022

 

L’evoluzione del potere militare è uno dei cambiamenti geopolitici più importanti e più sottovalutati in atto nel mondo. Per tutto il XX secolo la potenza militare è stata nelle mani di grandi nazioni. Il campo di battaglia era dominato da macchine; la produzione di queste macchine, del carburante che le muoveva e dei proiettili che utilizzavano richiedeva fabbriche complesse ed enormi quantità di materie prime. Questo a sua volta richiedeva un gran numero di lavoratori, con i loro alloggi e il loro cibo. Un’economia di vasta scala doveva produrre un gran numero di navi, aerei, carri armati e ogni altro tipo di materiale bellico, nonché alimentare produzioni di natura non bellica per fornire i beni e i servizi necessari alla vita civile e mantenere possibilmente alto il morale della nazione.

I campi di battaglia sono buchi neri che tutto consumano. Qualsiasi nazione può costruire un aereo o un carro armato o mandare un uomo alla morte, ma le guerre sono state vinte da nazioni che potevano costruire un numero enorme di aerei e carri armati e sostituire quelli che venivano distrutti dal nemico, per non parlare di rifornire un flusso costante di soldati morti.

Le piccole nazioni non potevano impegnarsi in una guerra ad alta intensità perché non avevano le risorse per farlo. La definizione di grande potenza, quindi, era un paese con una grande popolazione, un sistema agricolo capace di alimentarlo e una base mineraria capace di armarlo. Date le morti e i danni che il nemico poteva infliggere, la chiave del potere militare era la grande quantità della popolazione e delle risorse. Idealmente il paese doveva anche essere vasto, con risorse disperse in modo tale che una vittoria nemica in una regione non significasse una vittoria in tutte le regioni.

Altrettanto importante per il successo in guerra era avere grandi competenze tecniche. Aerei, navi da guerra e carri armati dovevano essere progettati e costruiti, i progetti dovevano essere costantemente aggiornati in risposta all’evoluzione tecnica del nemico. Ciò significava che le grandi potenze avevano un gran numero di tecnici, che però non bastavano mai.

Dopo la Seconda guerra mondiale solo gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica avevano il potenziale per condurre una guerra da grandi potenze. Poi si aggiunse la Cina. Prima della guerra, paesi più piccoli come Germania, Regno Unito, Francia o Giappone erano considerati grandi potenze, ma alla fine persero o dovettero entrare in alleanze.

Nei decenni successivi c’è stata una vasta evoluzione della tecnologia bellica.

Prima era necessario portare un carro armato da 40 tonnellate a 2.000 miglia di distanza per far cadere 40 o 50 libbre di esplosivo su una posizione nemica. Il primo attacco di bombardieri britannici fu così impreciso che i Tedeschi non riuscirono a capire quale fosse l’obiettivo dei nemici. Le navi non potevano vedere oltre l’orizzonte, dove una flotta nemica poteva essere in agguato. Aerei speciali dovevano essere lanciati al solo scopo di vedere lontano. Paradossalmente, più il sistema è primitivo, più risorse richiede. Se il sistema vede meglio l’ambiente e la sua guida è più precisa, costa meno. Un satellite, ad esempio, può fornire la posizione nemica e i sistemi automatici che guidano dall’interno le munizioni possono colpirla con precisione. I nuovi satelliti costituiscono una classe a sé. Maggiore è la precisione, meno munizioni sono necessarie. La concentrazione di manodopera si sposta dal campo di battaglia attivo alla gestione dell’intelligence e alla rapida innovazione delle tecnologie. La guerra non richiede più una popolazione massiccia né un consumo massiccio di materie prime.

Questo ha conseguenze geopolitiche significative. Paesi piccoli, anche molto piccoli, ora possono sostenere una guerra, in particolare contro vecchi sistemi militari che non hanno né la precisione né la portata dei sistemi di nuova classe. Questi piccoli paesi non dipendono più dalla profondità strategica ma dal tempo. Prima più spazio significava più possibilità di dispersione a scopo di difesa. Nel modello di guerra emergente, più tempo un paese ha per reagire agli attacchi, più efficace è la sua difesa. Non è l’evoluzione di un singolo aspetto, ma di un insieme che va dall’intelligence spaziale alle armi autoguidate a lungo raggio fino ai sistemi antimissilistici automatizzati.

Possiamo vedere al meglio questa evoluzione in Israele. Armato dapprima dai Francesi e poi dagli Americani, l’esercito israeliano oggi ha capacità proprie che può addirittura vendere ad altri. Sono sistemi imperniati sul principio che mettere a rischio la vita dei soldati è un evento possibile ma raro, perciò l’utilizzo della forza senza pilota è elemento dominante nella strategia. Israele ha portato più avanti degli altri questa strategia, che però è adottata anche in paesi come gli Emirati Arabi Uniti e Singapore. Perciò ognuno di questi piccoli paesi esercita un potere politico internazionale ben al di là di quanto ci si sarebbe potuto aspettare. Le nuove tecnologie consentono alle piccole potenze di affrontare potenze molto più grandi. Il fulcro della loro forza sono i tecnici che mantengono e aggiornano i sistemi, una frazione della manodopera necessaria alla vecchia definizione di grande potenza.

Naturalmente le forze armate con equipaggio rimangono indispensabili, anche se la conversione a un nuovo tipo di pensiero strategico è avviata. Israele ha una notevole influenza regionale, ma la sua tecnologia non può difenderlo completamente dalla forza massiva di una grande potenza in senso tradizionale. Mantenere la vecchia cultura mentre se ne crea una nuova innesca scontri tra culture e sull’utilizzo del budget. La nuova tecnologia è pronta, ma non è ancora stata messa davvero alla prova.

Tuttavia l’evoluzione è in corso e ciò significa che la definizione di grande potenza cambierà.

La Russia si aspettava di sconfiggere l’Ucraina con armi tradizionali. Non è successo, almeno non ancora. Le forze armate russe debbono evolvere. Così faranno altre grandi potenze per avere forze efficaci. Non c’è motivo per cui non lo possano fare. Ma già ora la loro dimensione non è più decisiva. Nazioni più piccole possono diventare grandi potenze, decisive e pericolose.

 

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