La lunga preparazione di Putin al confronto con l’Occidente

19/04/2022

Putin divenne presidente della Russia nel 2000, sulla scia del crollo dell’Unione Sovietica e della crisi economica degli anni ’90, ereditando un paese distrutto. La priorità per il suo governo era stabilizzare e ricostruire il paese. Seguendo l’esempio di leader russi del passato, centralizzò il potere. Sapendo di aver bisogno di stabilità e crescita in sicurezza, cercò una via per rendere l’Europa legata a Mosca e identificò nella Germania il fulcro della sua strategia.

I legami della Russia con la Germania furono fondamentali per stabilire legami con l’Unione Europea in modo più ampio. La Russia aprì le porte agli investimenti occidentali, strinse collegamenti in tutto il continente e cercò di capire bene il funzionamento interno della burocrazia dell’UE e del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio). Creò legami commerciali con l’Italia, la Francia e l’Ungheria e costruì una rete politica per espandere la sua influenza in Europa. Per Mosca conoscere le vulnerabilità europee è stato importante tanto quanto ricostruire la propria economia.

Il Cremlino quindi avviò la campagna per entrare a far parte del WTO e stabilire relazioni con i grandi attori economici del mondo, non soltanto in Occidente, ma in ogni continente.

I Russi hanno visto grandi miglioramenti nel loro tenore di vita sotto Putin, nelle città la vita è simile a quella occidentale. Ma diventando un attore importante sul mercato energetico globale la Russia si è trovata esposta ai cicli economici globali. La crisi economica europea degli anni 2010 ha fatto venire i brividi a Putin e ai suoi consiglieri. Inoltre l’economia russa è rimasta fragile di fronte alle crisi, perché dipendente dall’esportazione di materie prime. Il divario tra le aree urbane e quelle rurali è rimasto pericolosamente grande.

L’Occidente ha anche offerto un modello attraente per le élite culturali ed economiche russe. Non era tanto la crescente influenza occidentale nell’Europa dell’est a infastidire il Cremlino, ma il fatto che i Russi stessi potessero guardare all’Europa orientale e vedervi un modello migliore per l’organizzazione politica e per la crescita economica.

Poi è arrivata la pandemia. Quando i peggiori effetti socioeconomici della pandemia sono svaniti, l’azione contro l’Occidente è parsa urgente. Dal punto di vista del Cremlino, questo è un momento unico. Gli Stati Uniti hanno cercato di ridurre la loro presenza in Europa e in Medio Oriente, sono scappati dall’Afghanistan e vogliono concentrarsi sui problemi interni e sullo scenario indo-pacifico. L’alleanza transatlantica e l’Unione Europea paiono deboli, i leader russi credono di aver acquisito una conoscenza sufficiente del modo in cui lavora l’Occidente e di poterlo combattere efficacemente.

Ma la Russia si è preparata ad affrontare l’Occidente dall’inizio degli anni 2000. Oltre ad accumulare riserve estere, Mosca ha costruito blocchi commerciali, in primis l’Unione Economica Eurasiatica. Ha indotto la Germania e larga parte d’Europa a diventare dipendente dal gas naturale russo. L’Unione Europea aveva in programma di rendere il Danubio completamente navigabile attraverso la creazione di canali aggiuntivi, aumentando il collegamento dell’Europa centrale direttamente con il Mar Nero. Invece i rapporti positivi con Mosca hanno fatto sembrare superfluo il progetto, che è svanito.

Il 2012 fu il primo anno intero di operatività del Nord Stream 1 e l’anno di adesione della Russia al WTO. Da allora Putin ha mirato alto. Ha arruolato nelle sue imprese un numero impressionante di politici europei di altissimo livello: l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder guida il Nord Stream 1, che ha fra i collaboratori anche l’ex primo ministro finlandese Paavo Lipponen. L’ex primo ministro italiano Matteo Renzi era nel consiglio di amministrazione di Delimobil (all’invasione dell’Ucraina ha rassegnato le dimissioni). L’ex primo ministro finlandese Esko Aho era nel consiglio di amministrazione della più grande banca russa, la Sberbank. L’ex cancelliere austriaco Christian Kern era nel consiglio di amministrazione della compagnia ferroviaria statale russa, un altro ex cancelliere, Wolfgang Schussel, è ancora oggi nel consiglio di amministrazione della Lukoil (petrolio).

Lavorare a stretto contatto con gli europei negli ultimi due decenni ha consentito alla Russia di imparare che cosa è importante per la stabilità dei loro paesi. Ha anche aiutato il Cremlino a comprendere meglio i loro programmi politici e sostenere le cause che funzionano a suo vantaggio. La Russia ha sostenuto con entusiasmo le politiche verdi e la decisione della Germania di rinunciare all’energia nucleare, che si è tradotta in una maggiore dipendenza dal gas russo. La Russia ha apertamente sostenuto i partiti populisti in tutta Europa e utilizza efficacemente la guerra dell’informazione per cercar di destabilizzare e dividere l’Europa.

Sulla scena mondiale la Russia utilizza l’appartenenza al WTO per promuovere la propria influenza in Brasile, India, Cina e Sud Africa, stabilendo legami che spera resistano nonostante l’invasione dell’Ucraina. Per contrastare le attuali sanzioni la Russia ha chiesto aiuto alla Cina. Anche il peso in Medio Oriente e nel Sahel, due aree altamente instabili ma ricche di risorse, conferisce alla Russia influenza sul futuro dell’economia mondiale.

Nel costruire la sua rete di influenza la Russia ha cercato di concentrarsi sull’economia e di rafforzare le debolezze e le dipendenze altrui, perciò ha opzioni per rendere poco efficaci le sanzioni. Quando i cittadini europei avvertiranno sulla propria pelle le ripercussioni delle sanzioni, il blocco occidentale diventerà più fragile, il che consentirà alla Russia di sfruttare le debolezze dell’Unione Europea.

L’economia globale è complessa, il che significa che i danni collaterali sono inevitabili e spesso imprevedibili. Stiamo lentamente prendendo coscienza delle ripercussioni che le sanzioni alla Russia possono avere sull’economia globale, ma sono ancora poco chiari gli strumenti che la Russia può utilizzare contro l’Occidente. Come questo cambierà il mondo è un mistero. Questo è solo l’inizio.

 

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