Se fossi Presidente degli Stati Uniti…

08/03/2022

…sarei decisamente soddisfatta degli attuali eventi in Europa.

Un capo di stato può fare il bene del proprio paese soltanto se ha una visione strategica di periodo medio-lungo. Se non l’ha, per quanto voglia operare bene corre il rischio di far danni alle generazioni future.

Mettiamoci nei panni di uno statista americano e valutiamo le prospettive di medio-lungo periodo. Il possibile rivale più pericoloso, perché più forte, è la Cina. Se si alleasse con altri grandi paesi o per lo meno riuscisse ad assicurarsene la neutralità, potrebbe diventare invincibile. Il secondo maggior pericolo potrebbe venire da un’alleanza fra Unione Europea e Russia. Un’Europa dall’Atlantico agli Urali e con alle spalle la sponda benevola della Cina o di altri paesi del continente asiatico potrebbe diventare un rivale troppo potente, impossibile da sconfiggere in caso di guerra. Ma l’Europa atlantica non sarà mai nemica degli USA, vero? È sperabile e anche probabile, ma uno statista non può affidarsi alle speranze. Ricordate come Cavour convinse la Francia e l’Inghilterra a favorire l’unificazione d’Italia e ottenere così più ordine e sicurezza nel Mediterraneo e un solido alleato in Europa per i secoli futuri? Nel 1940 l’Italia unita (con il sostegno francese e inglese) dichiarò guerra a Francia e Inghilterra. Gli stati non hanno amici, hanno soltanto interessi − questo sa uno statista.

Se fossi presidente degli USA dunque avrei come primi obiettivi:

-          contenere la Cina e mantenere buoni rapporti con i paesi che circondano la Cina (fra cui c’è anche la Russia);

-          allontanare la possibilità che in Europa si formi una unica grande federazione che includa anche la Russia, perché potrebbe diventare più forte e più pericolosa persino della Cina;

-          ridurre lo spreco di risorse umane ed economiche per mantenere la pace e l’ordine in regioni del mondo che non costituiscono una priorità strategica per gli USA, dal Medio Oriente all’Africa, lasciando che a impegnarsi nelle guerre regionali siano potenze regionali, non l’esercito USA o la NATO.

Se si esaminano i fatti, i comportamenti effettivi e non la retorica, da Obama in poi i presidenti americani hanno perseguito politiche che mirano esattamente a questi tre obiettivi, senza deviazioni, senza ondeggiamenti: contenimento della Cina, ritiro dai teatri del Medio Oriente e dell’Africa, mano libera alla Russia in quanto potenza regionale. È stata lasciata mano libera alla Russia in Siria, in Asia Centrale, nel Caucaso e ora in Ucraina.

Lasciare mano libera alla Russia in Ucraina significa lasciare che Germania e Unione Europea per paura della Russia si stringano di più alla NATO, riducendo le possibilità di una futura alleanza con la Russia, e nel contempo mandare alla Russia l’ennesimo segnale che gli Stati Uniti non sono nemici della Russia per partito preso, anzi le lasciano spazio, non ne vogliono distruggere la potenza. Un po’ di sanzioni, via, ma nulla che non possa essere superato con un po’ di tempo e di buona volontà. Così l’Occidente lascia la porta aperta per ricevere aiuto, o almeno per ottenere la benevola neutralità da parte russa in caso di un futuro possibile conflitto armato con la Cina.

Putin, che è uno statista, capisce i messaggi e approfitta dell’opportunità per raggiungere il massimo risultato nell’interesse della Russia, anche calpestando il diritto internazionale, la libertà delle popolazioni e le vite di inermi cittadini. Questo aumenta il suo potere di dissuasione tramite la paura e il controllo della Russia sui territori attorno ai confini. Peraltro a Putin non importa la reputazione morale. Sa di essere un assassino, ma forse non si diventa statisti se non si è disposti ad essere anche assassini, oltre che bugiardi, corruttori e imbonitori dell’opinione pubblica.

Che fortuna non essere presidente degli USA, né di qualche altro stato! Abbiamo il privilegio di rispettare noi stessi e dire quello che davvero pensiamo, almeno agli amici.

 

Laura Camis de Fonseca

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