Svizzera e Libano: punti di partenza simili, evoluzioni opposte

07/02/2022

Negli anni ’60 il Libano era chiamato la Svizzera dell’Est, per le molte similitudini fra le due situazioni: entrambi piccoli territori con popolazioni di cultura diversa, con istituzioni che suddividono i poteri fra i diversi gruppi, con economie basate sul libero commercio e sull’eccellenza in poche nicchie. Ma i due paesi hanno percorso cammini molto diversi e oggi il Libano è uno stato fallito in cui nulla funziona e i prepotenti prevalgono. Perché? si chiede Hilal Khashan, analista di Geopolitical Futures, in un articolo del 4 febbraio, che poi ricostruisce i diversi percorsi politici dei due paesi.

Il primo a definire il Libano la Svizzera dell’Est fu il giornalista russo Osip Senkovsky, che nel 1820 arrivò al porto di Beirut e rimase colpito nel vedere i monti innevati che dominavano la città. All’epoca la Svizzera non era quella che conosciamo oggi: la versione di inizio Ottocento era sottosviluppata, afflitta da lotte civili settarie e divisa lungo linee etnico-religiose.

Gli Svizzeri superarono poi le loro debolezze dandosi una visione nazionale condivisa, solide istituzioni e un’economia forte. Il Libano invece perse l’opportunità di creare un paese modello nel turbolento Medio Oriente. I leader libanesi hanno sempre accettato di essere le pedine di attori politici stranieri, finendo col distruggere il paese e la sua economia.

 

Il percorso della Svizzera

Nel 1815 il Congresso di Vienna sancì la perenne neutralità della Svizzera dopo le guerre napoleoniche. Gli Svizzeri protessero il nuovo status del paese adottando il concetto di neutralità armata e costruendo un potente esercito. Nel 1848 adottarono una costituzione liberale influenzata dalle rivoluzioni americana e francese. La costituzione integrava i tedeschi-svizzeri, i francesi romandi e gli italofoni del Canton Ticino in un sistema politico rappresentativo che garantiva la libertà di tutti. Nel 1909 la Svizzera adottò il secolarismo e nel 1912 promulgò un codice civile su basi interamente laiche.

La Svizzera si trovò nicchie nella rivoluzione industriale e nel settore bancario, diventando un centro finanziario internazionale. Ha ospitato la Società delle Nazioni a Ginevra sin dalla sua fondazione nel 1920. Oggi ospita le Nazioni Unite e numerose organizzazioni internazionali. Dispone di una magistratura efficiente e indipendente. Ha sviluppato un eccellente sistema medico, che forniscono cure di prim’ordine a tutti i residenti.

 

Il percorso del Libano

Il Libano è una terra di minoranze religiose, tormentata dalla storia. Per secoli gli abitanti del Libano hanno cercato protezione straniera. Nel 1523 la Francia si dichiarò protettrice dei Maroniti e nella seconda metà del XIX secolo la Gran Bretagna estese la sua protezione ai Drusi. L’Impero russo vi si presentò come difensore dei Cristiani di rito ortodosso. I Sunniti si identificavano con l’Impero ottomano, gli sciiti guardavano alla Persia. Questa sponsorizzazione straniera delle sette libanesi ebbe un forte impatto sull’intera regione.

Dopo l’indipendenza, raggiunta nel 1943, i principali gruppi settari del Libano rifiutarono di integrare tutte le sette nello stato appena formato. I Maroniti emersero come la setta dominante, riservando per sé la maggior parte delle risorse assegnate ai Cristiani. Il presidente maronita e il primo ministro sunnita presto si accordarono per spartirsi potere e risorse con un patto nazionale non scritto che discriminava gli sciiti. Il grosso dei beni politici e materiali stanziati per tutti i musulmani – il 45 per cento del patrimonio totale – è andato ai sunniti.

Nel 1976, un anno dopo l’inizio della guerra civile, il Papa inviò in Libano un proprio messo personale che aiutasse a porre fine al conflitto. Il messo esortò il partito della falange cristiana maronita ad accettare i musulmani nel sistema politico riformato. Il leader maronita ripose che la giustizia sociale esiste solo in cielo.

Neppure la magistratura riuscì a diventare affidabile, anche perché il sistema politico confessionale concede l’immunità ai leader delle varie sette e ai loro funzionari. I tribunali indagano superficialmente su reati politici e amministrativi, mentre le accuse penali per lo più non vengono nemmeno presentate, perché i cittadini trovano più efficace il ricorso alla vendetta privata. Anche il tribunale internazionale che ha indagato sull’assassinio dell’ex primo ministro Rafik Hariri ha subito forti pressioni. Dopo anni di lavoro e centinaia di milioni di dollari spesi per le indagini, il tribunale è riuscito a incriminare in contumacia solo quattro membri di Hezbollah e a condannarne uno, che però è latitante. L’esplosione del porto di Beirut dell’agosto 2020 rimane irrisolta perché i politici libanesi si rifiutano di condurre un’indagine completa su che cosa ha causato l’incidente e chi era il proprietario del nitrato di ammonio che ha innescato la massiccia esplosione.

Il settore bancario libanese si è sviluppato negli anni ’50, raccogliendo capitali da Egitto, Siria, Iraq e stati del Golfo. IntraBank fu al centro dell’ascesa finanziaria di Beirut. Ma i politici libanesi, gelosi e risentiti del potere del fondatore e imprenditore palestinese Yusuf Baydas, hanno cospirato contro IntraBank e hanno finito col portarla alla bancarotta.

Il sistema di sicurezza sociale libanese fornisce un misero compenso di fine servizio e cure mediche inadeguate a circa 300.000 iscritti. Gli assegni familiari erogati ammontano a non più di 50 dollari l’anno per famiglia. Oggi gli ospedali tendono a rifiutare assistenza medica ai beneficiari della previdenza sociale a meno che non effettuino pagamenti aggiuntivi sottobanco. Un ampio segmento della popolazione non ha assistenza sanitaria e se ha bisogno di cure deve pagarle in anticipo. È normale che chi non ha soldi muoia senza cure. L’establishment medico è saldamente compatto nel difendersi dalle accuse di omissione di soccorso.

Dalla fine della guerra civile nel 1989 la corruzione ha raggiunto livelli senza precedenti. I governi hanno prosciugato le finanze pubbliche e hanno cospirato con la banca centrale e le banche commerciali private per esaurire anche i conti dei risparmiatori. La guerra civile ha portato alla ribalta élite politiche nuove, per lo più di estrazione operaia, che hanno continuato ad alimentare forti differenze ideologiche, ma su di una cosa sono riuscite a mettersi d’accordo: rubare i beni pubblici e privati.

Gli architetti del Libano moderno hanno creato un sistema politico in cui i leader confessionali dispensavano generosità per mantenere il controllo sulle loro comunità. Questo ha generato nei cittadini la necessità e l’abitudine di rivolgersi ai propri leader confessionali per avere impieghi e servizi. I leader si sono messi a rubare sempre di più per soddisfare i propri seguaci e mantenere il potere.

Anche la bella geografia del Libano è stata distrutta. I fiumi sono contaminati da rifiuti chimici e liquami grezzi. Gli attivisti che protestano contro i fallimenti economici, sociali e politici del governo lo fanno dando fuoco nelle strade a mucchi di vecchi pneumatici, che bloccano il traffico ed emettono fumi cancerogeni.

C’è una lezione per tutti in questa storia, anche per noi Italiani. 

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