La Russia rimodella i ruoli in Europa orientale?

29/12/2021

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L’Europa orientale è stata per secoli una regione cuscinetto tra la Russia e l’Occidente, contesa da potenze che volevano incorporarla nella loro sfera di influenza per tenere a distanza i loro nemici. Di conseguenza i paesi della regione tendono a dipendere, seppur in misura variabile, dall’uno o dall’altro stato patrono. Oggi la Russia cerca di crearvi un’area che, benché più limitata che ai tempi dell’Impero e dell’URSS, sia solidamente legata alla Russia da infrastrutture e da interessi comuni. I paesi più coinvolti sono l’Ucraina e la Bielorussia.

Né la Russia né l’Occidente sono pronti ad arrendersi in Ucraina. La Bielorussia è meno contesa ma non per questo meno importante. Mosca per ora ne ha saldamente il controllo. La Russia intende riorientare rapidamente i trasporti da e per l’Asia centrale e la Cina attraverso la Bielorussia, in modo da sottrarli alla Polonia e ai Paesi baltici, che sono paesi NATO. A questo scopo sta costruendo il grande complesso multimodale Ust-Luga nel Golfo di Finlandia, che nel 2021 ha già sviluppato il maggior volume di traffici di tutti i porti del Mar Baltico. I Russi vorrebbero farne il più grande porto del mondo. Nel 2019 i Russi hanno firmato un accordo con la China National Chemical Engineering per costruire a Ust-Luga impianti petrolchimici per un valore di circa 13,3 miliardi di dollari. La Cina e il Ministero della Difesa russo sono all’opera per modernizzare la linea ferroviaria Baikal-Amur e l’autostrada M-12, che collegano la Cina occidentale alla Russia europea.

La costruzione di nuove strutture portuali a Ust-Luga è paragonabile al gasdotto Nord Stream 2 e alla rotta del Mare del Nord nell’Artico, che mirano entrambe ad aggirare l’Europa dell’est e minare il monopolio occidentale sulle rotte marittime. Non è ancora chiaro quanto successo avrà Mosca nell’attivare nuovi hub fra Europa e Cina, che siano sotto il suo controllo.

Per la Cina, gli stati dell’Europa orientale sono già componenti essenziali della Belt and Road Initiative. Cina e Ucraina hanno firmato contratti per la costruzione di strutture portuali in Crimea alcuni mesi prima che la Russia annettesse la penisola, impedendo la realizzazione del progetto. Il conflitto in corso nel Donbass ha rafforzato le barriere tra Russia e Occidente, spostando l’hub principale tra l’Europa e l’Asia attraverso la Bielorussia.

Dall’inizio della pandemia di COVID-19, il ruolo del cosiddetto China-Europe Express è diventato molto importante. I volumi trasportati dai sistemi ferroviari Cina - Kazakistan - Russia - Bielorussia è raddoppiata ogni anno. Ecco perché le tensioni tra Lituania e Cina su Taiwan, ad esempio, sono problematiche. Per Pechino i porti lituani sono attraenti, ma la sfiducia politica allontana i due Paesi. I treni cinesi continuano a transitare in Lituania, ma non si fermano più per scambiare merci.

Più pericolose per la Cina sono le tensioni tra Polonia e Bielorussia, perché più della metà dell’intero volume di carico trasportato dalle ferrovie bielorusse arriva o parte dalla Cina e transita attraverso i porti del Baltico, dopo aver attraversato la Polonia. La Cina ha fornito tutte le nuove attrezzature tecniche ai servizi doganali bielorussi. Le nuove divisioni geopolitiche dell’Europa orientale stanno dunque minacciando anche i progetti cinesi.

Non è chiaro quanto successo avrà la Russia nell’aprire nuove rotte, ma la Cina osserva con molto interesse la situazione. Per ora si allinea alle politiche russe, ma non è detto che questo allineamento sia definitivo. Se lo fosse, ne soffrirebbe in primo luogo l’economia polacca, che dovrebbe dipendere ancora di più dalla Germania anche per il trasporto merci da e per la Cina. Già oggi la Polonia non riesce a ricevere tutto il gas di cui ha bisogno direttamente dalla Russia, che spesso riduce le forniture come strumento di pressione politica, ma dalla Germania, che lo riceve attraverso il Nord Stream dalla Russia e lo ripompa a est, in Polonia.

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