Intel cerca il ritorno alla leadership

30/07/2021

Intel vuole riguadagnare il primato tecnologico nel campo dei semiconduttori, perso a favore dei produttori di Taiwan, Corea e Cina.

Il programma quinquennale presentato il 26 luglio 2021 dal CEO Pat Gelsinger punta innanzi tutto alla realizzazione della Intel Foundry Service, servizio di produzione di microchip per conto terzi, per svincolarsi dalla dipendenza dall’Estremo Oriente. Il Foundry Service fabbricherà i microchip per Qualcomm e Amazon, che saranno i primi due grandi clienti. La Foundry avrà a disposizione due nuove grandi fabbriche in Arizona, che però sono ancora da costruire, e forse fabbriche anche nell’Unione Europea (Torino e il Piemonte sperano di essere scelti come futura sede di una di queste ‘fonderie’ di circuiti di precisione nanometrica, se la politica ed il Recovery Fund offriranno incentivi sufficienti per far scegliere l’Italia anziché altri paesi). Per partire al più presto, Intel è in trattative per acquistare Global Foundries, che è oggi il maggiore produttore di chip per conto terzi in territorio americano.

Inoltre Intel si propone di immettere ogni anno sul mercato un nuovo microprocessore più avanzato del precedente, fino ai futuri Intel 20A e Intel 18A, da realizzarsi nel 2024 e 2025, in cui A sta per angstrom, l’equivalente di 0.1 nanometri. L’azienda sta anche per lanciare una nuova architettura per i transistor, chiamata Ribbon FET, e adotterà una nuova politica di marketing per descriverli e venderli.

Purtroppo però Intel ha accumulato ritardi rispetto ai concorrenti. Il suo microchip Intel 5 non entrerà in produzione che a fine 2022, con due anni di ritardo rispetto ai chip di pari prestazioni di Samsung e di TSMC. Questo ritardo ha portato clienti come Apple a non rinnovare l’accordo di partnership con Intel, che durava da 15 anni.

Il governo americano considera ormai un pericolo strategico la dipendenza dall’Asia per la fabbricazione dei microprocessori, dunque i progetti di Intel sono allineati alla politica del governo USA, il quale ha esplicitamente richiesto anche alla Samsung e alla TSMC di aprire centri di produzione in territorio americano. Attualmente le capacità di produzione di microchip degli USA sono inferiori del 25-30% a quelle dei paesi concorrenti. Gli USA mantengono ancora la leadership nell’architettura dei chip, ma l’hanno persa per tutti gli altri aspetti.

A giugno 2021 il Senato americano ha approvato lo Innovation and Competition Act, che mette a disposizione finanziamenti per 52 miliardi di dollari per sviluppare capacità produttiva di microprocessori sul territorio nazionale. La TSMC si è già impegnata a costruire un impianto da 12 miliardi in Arizona, la Samsung intende costruirne uno da 17 miliardi. 

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