L’instabilità del Perù è sistemica

02/12/2020

Il 9 novembre 2020 il Congresso, cioè il parlamento peruviano, ha fatto cadere il presidente Martin Vizcarra, da allora ha cambiato tre presidenti in successione. Vizcarra era accusato di corruzione per fatti antecedenti di alcuni anni la sua elezione a presidente. Il Congresso ha rimosso il Presidente usando un articolo della costituzione che permette di considerare vacante l’ufficio in caso di permanente incapacità fisica o morale del Presidente in carica. I deputati hanno considerato l’incriminazione (che non è ancora neppure condanna) come prova di ‘incapacità morale’. La deposizione di Vizcarra, legalmente eletto nel 2018, ha portato a proteste di piazza, violentemente represse dalla polizia. Le proteste generali contro la violenza della polizia hanno obbligato alle dimissioni il Presidente ad interim, succeduto a Vizcarra. Il Congesso ha quindi nominato un altro Presidente ad interim, Francisco Sagasti, un economista con esperienza maturata alla Banca Mondiale. Le prossime elezioni dovrebbero tenersi ad aprile del 2021. Il 19 novembre 2020 l’Alta Corte peruviana dovrà pronunciarsi sulla costituzionalità della deposizione di Vizcarra da parte del Congresso.

Alcuni articoli della costituzione peruviana andranno prima o poi riformati, o almeno interpretati in modo più netto e più restrittivo, visto che favoriscono troppo l’instabilità e la faziosità politica. Sette degli ultimi otto presidenti peruviani sono stati imprigionati per corruzione. L’instabilità politica si riflette negativamente sull’economia, soprattutto in questo periodo di crisi globale dovuta alla pandemia. 

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