Perché i Turchi oggi sfidano Occidente e Russia?

02/11/2020

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Gli scontri fra Azerbaijan e Armenia continuano dal 12 luglio, la Turchia si è subito inserita nella contesa di frontiera con tutto il suo peso politico e ha mandato manipoli di incalliti mercenari siriani e iracheni in aiuto agli Azeri. Perché? 

La Turchia non ha né gas né petrolio sul suo territorio, per l’energia dipende dai vicini. Inoltre dalla fine della Prima guerra mondiale si trova costretta e rinchiusa anche sul mare, benché sia una penisola. Durante la Guerra fredda, la sicurezza non soltanto militare ma anche energetica ed economica della Turchia era garantite dalla NATO e dai paesi che ne facevano parte, perché la Turchia era il baluardo dell’Occidente per il contenimento dell’Unione Sovietica sul suo lato sud.

Oggi i Turchi sanno che non diventeranno un paese dell’Unione Europea, cosa fortemente desiderata dai Turchi della regione di Istanbul, che sono di storia e cultura europeizzata fin dalla caduta della Costantinopoli bizantina in mano ottomana. Debbono perciò pensare a un futuro fuori dall’Europa, basato su rapporti regionali che garantiscano la sicurezza del territorio e lo sviluppo economico. La NATO non offre più garanzie, perché non è disposta allo scontro con la Russia per questioni regionali, come fu dimostrato dal totale silenzio NATO a novembre del 2015, quando i Russi intervennero nella guerra civile in Siria a scapito della Turchia che voleva controllare con le proprie forze il territorio siriano lungo i confini. I Russi invece obbligarono Erdogan con i missili a cooperare con la politica russa. Erdogan si piegò, non potendo far altro, ma imparò la lezione.

La Turchia si sente accerchiata. A nord il Mar Nero e il Caucaso sono dominati militarmente ed economicamente dalla Russia, che ha in Armenia la sua più grande base militare oltre confine. Gli Azeri sono di etnia turcomanna e di religione islamica e sono ricchissimi di petrolio e di gas, ma fra la Turchia e l’Azerbaigian c’è l’Armenia, minuscolo e montagnoso (e bellissimo) paese di sopravvissuti al genocidio operato nel 1915 dai nazionalisti turchi. La frontiera è sbarrata, fra Turchi e Armeni c’è paura e odio. Gli Armeni sono cristiani e vivono grazie al sostegno russo e alle rimesse della diaspora armena nel mondo. Russi e Turchi sono sempre stati rivali attraverso la storia: gli Zar strapparono ai Turchi le terre attorno al Mar Nero e nella penisola balcanica in una lunga serie di guerre.

A est i rapporti con l’Iran sono guardinghi, lo sono sempre stati nella storia. Gli Iraniani sono sciiti, mentre la Turchia è stata la sede del califfato sunnita per quasi 500 anni. Per secoli gli Iraniani hanno cercato di espandersi verso ovest in Mesopotamia, cioè nel territorio dell’attuale Iraq e Siria, sottraendola al potere dell’impero turco ottomano. Oggi i due paesi potrebbero eventualmente raggiungere accordi tattici, ma fondamentalmente sono rivali per l’egemonia sulla Mesopotamia, ricca di gas e di petrolio.

La Turchia ha il controllo dello stretto dei Dardanelli, perciò del passaggio fra il Mediterraneo e il Mar nero, ma non ha il controllo del Mediterraneo orientale. Le isole dell’Egeo sono greche, anche se a breve distanza dalle coste turche, come si vede nella mappa accanto, fin dalla fine della Prima guerra mondiale. Di conseguenza la zona di mare su cui la Turchia ha diritto esclusivo di sfruttamento, vuoi per la pesca vuoi per l’estrazione di minerali (gas) dai fondali, è ridottissima. 

Le acque del Mediterraneo orientale sono zona di sfruttamento economico da parte dei Greci, dei Ciprioti, degli Egiziani. I Turchi controllano un’estensione di mare molto modesta, come si vede nella mappa accanto, e per questo hanno recentemente raggiunto un accordo con la Libia per rivendicare una zona di mare più vasta e hanno mandato navi miliari a scacciare le navi europee (greche, italiane e francesi) impegnate nell’esplorazione dei fondali marini attorno a Cipro.

Sostenendo l’attacco degli Azeri agli Armeni nel territorio conteso del Nagorno-Karabak Erdogan raggiunge più scopi:

-          rafforza il legame con gli Azeri, che sono i maggiori fornitori di energia alla Turchia e utilizzano il territorio turco e il porto di Ceyhan per esportare fino a 1 milione di barili di petrolio al giorno;

-          mette in grande imbarazzo i Russi, che vogliono mantenere ottimi rapporti sia con l’Armenia sia con l'Azerbaijan, che facevano entrambe parte dell’Unione Sovietica durante la Guerra fredda, costringendoli a schierarsi e inimicarsi gli Azeri oppure abbandonare gli Armeni a un tristissimo destino;

-          mette in imbarazzo anche altre potenze regionali che vogliono mantenere buoni rapporti sia con l’Armenia sia con l’Azerbaigian, come Israele e lo stesso Iran;

-          mette in imbarazzo l’Unione Europea, che da un lato corteggia e paga Erdogan perché controlli e trattenga in Turchia milioni di rifugiati o emigrati da Siria e Iraq, dall’altro non può permettere che i diritti della Grecia vengano pubblicamente violati, che navi di paesi UE vengano minacciate dalla marina militare turca. L’imbarazzo dell’UE e dei paesi che ne sono membri viene acuito dalle recenti dichiarazioni di Erdogan, offensive del presidente Macron per aver difeso la laicità e la libertà di opinione e di espressione dopo gli assassinii nella chiesa di Nizza;

-          dimostra di avere a disposizione contro l’Occidente l’arma del sostegno all’islam, ai popoli islamici e al jihad e di essere pronto a usare quest’arma se l’Occidente non si piega alle sue richieste.

Ora sta a noi calcolare che mosse possiamo fare, e scegliere fra le poche a disposizione, oppure far finta di niente, sopire e nascondere gli incidenti senza reagire, sperando che la situazione regionale cambi ancora, o che sia la Russia a toglierci le castagne dal fuoco con un intervento. 

L’Azerbaigian che cosa vuole? Potrebbe accettare e rispettare una tregua, un accordo temporaneo, anche contro il volere di Erdogan? L’Azerbaigian abitualmente equilibra Russi e Turchi giocando gli uni contro gli altri, al fine di mantenere aperti entrambi i canali di export della propria energia, come mostra la tabella a fianco. Ma negli ultimi decenni la quota di export tramite la Turchia è andata quasi costantemente aumentando, mentre è andata diminuendo quella tramite la Russia.

Che cosa vuole l’Armenia? Sterminati dai Turchi, più numerosi nella diaspora che nel loro stato nazionale, vogliono che la parte di Karabach abitato da Armeni venga accorpato all’Armenia e non all’Azerbaigian. È un desiderio che ha poco di geoeconomico, è più tribale ed emotivo, dunque poco negoziabile. 

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