Passi avanti degli USA verso nuove coalizioni

26/10/2020

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Nonostante il Covid, la politica internazionale è attiva. In Asia gli USA e Taiwan hanno stipulato nuovi accordi di fornitura di armi e di collaborazione logistica ed economica. Diplomatici e militari americani si sono mostrati apertamente ai giornalisti durante incontri con gli omologhi taiwanesi, per la prima volta dopo il 1972. Con l’accordo del ’72 fra gli USA e la Cina gli USA non smisero di armare e aiutare Taiwan, ma lo fecero in forma non ufficiale. Ancora lo scorso agosto, ad esempio, gli USA hanno fatto aprire alla Lockheed Martin Corp. un centro di manutenzione per i cacciabombardieri F16 a Taichung, ma l’hanno presentato come un accordo aziendale privato, non come una decisione governativa. Nelle scorse settimane invece gli incontri sono stati ufficiali e ben visibili per l’opinione pubblica. Taiwan per la Cina è parte del territorio cinese, ed è strategicamente importante per la sua posizione nel bel mezzo del Mar cinese meridionale. In effetti l’isola è uno stato separato dal 1949, quando militari e notabili contrari a Mao Ze Dong e al comunismo si rifugiarono sull’isola e ne dichiararono l’indipendenza. Fino al 1972 gli USA ebbero una base militare a Taiwan, poi la chiusero. Proprio nei giorni scorsi un ufficiale del Pentagono ha dichiarato che alcune forze americane sono tornate sull’isola dal 2005 a protezione del centro culturale e commerciale che dal 1973 fa le veci di un’ambasciata. 

Nel frattempo USA, Giappone, Australia e India hanno proseguito il Quadrilateral Security Dialogue (QUAD in breve) e hanno deciso di tenere esercitazioni militari congiunte nell’Oceano indiano. L’India ha anche rinunciato al contratto sottoscritto con l’Iran per lo sviluppo dei giacimenti petroliferi di Farzad B., per non irritare gli USA. Non è una rinuncia da poco, segno che l’accordo con gli USA viene ritenuto assolutamente prioritario dal governo indiano.

Questo ottobre il nuovo primo ministro giapponese ha anche compiuto un insolito primo viaggio all’estero visitando Vietnam e Indonesia, paesi alla periferia della Cina, con i quali ha siglato accordi di cooperazione economica e militare. È la prima volta dal dopoguerra che un primo ministro giapponese osa siglare apertamente patti di cooperazione militare con altri paesi della regione, evidentemente in chiave anti-cinese.

Anche in Europa qualcosa si muove. Le marine di USA, Francia e Regno Unito stanno studiando un accordo per lo sviluppo di sistemi che portino all’interoperabilità delle rispettive flotte. L’accordo rappresenterebbe la certezza che i tre paesi non immaginano di potersi mai trovare su fronti opposti in caso di guerra.

Gli USA hanno imposto ulteriori sanzioni a chi collabora alla realizzazione del Nordstream 2 fra Russia e Germania, che sta tanto a cuore a entrambi i paesi ma ha provocato opposizione da parte dei paesi dell’Europa dell’Est, bypassati dal gasdotto e dunque privati sia dei proventi di transito sia di un punti di forza da giocare nei negoziati con la Russia.

A ottobre si sono tenuti gli incontri annuali dei paesi del Trimarium, o Three Seas Initiative: Paesi Baltici, Polonia, Cekia, Slovacchia, Ungheria, Austria, Slovenia, Croazia, Bulgaria e Romania. Gli USA hanno annunciato che investiranno 300 milioni di dollari nel Fondo d’investimento del Trimarium, che costruirà infrastrutture energetiche, logistiche e digitali – senza tecnologia cinese. Il Fondo dovrebbe finanziare anche la costruzione di un terminale per il gas liquefatto, di cui gli USA potrebbero essere i grandi fornitori, in competizione con il gas russo.

L’insieme dei progetti del Trimarium richiederà più di 85 miliardi di euro, a fronte dei quali il contributo americano pare modesto, ma si tratta di una presa di posizione politica. La mappa accanto è di “Limes” e mostra come le infrastrutture del Trimarium intendano costituire un asse nord-sud dalla Finlandia alla Grecia attraverso l’Europa centro-orientale e i Balcani, che dilata lo spazio economico fra Germania e Russia e che potrebbe assumere un’autonoma fisionomia politica se l’evoluzione degli schieramenti internazionali lo richiedesse. Si tratta dello spazio europeo per il cui controllo Germania e Russia hanno combattuto la Prima e la Seconda guerra mondiale. La Germania scatenò entrambe le guerre mondiali per ottenere un corridoio di accesso e di egemonia sulla regione del petrolio e sul mondo arabo, soppiantando Inglesi, Russi e Francesi. Oggi l’energia abbonda in molte regioni del mondo, ma non nell’Europa occidentale e centrale. L’accesso all’energia russa e a quella del mondo arabo sono ancora fattori estremamente importanti per i paesi dell’Unione Europea. 

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