Castelrosso, isola d’incanto e di grande contesa geopolitica

19/03/2020

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Liberamente tratto da un articolo di Burak Bekdil, per il BESA Center Perspectives Paper di marzo 2020

 

Kastellorizo (anticamente Megisti in greco, Meis in turco) è la più piccola tra le isole che compongono il Dodecaneso, grande meno di 12 chilometri quadrati e abitata da non più di 500 persone. Dopo la dissoluzione dell’Impero Ottomano divenne italiana e riprese il nome di Castelrosso datole dai Veneziani nel XVII secolo, nel 1947 passò alla Grecia. In Italia è celebre per essere stata l’ambientazione del meraviglioso film Mediterraneo, di Gabriele Salvatores, ma ora Castelrosso rischia di finire sotto altri riflettori per una contesa geopolitica che coinvolge diversi paesi.

Tra Turchia e Grecia persistono storiche tensioni, che si manifestano in continue e reciproche accuse. La situazione è ulteriormente peggiorata a dicembre, quando Ankara ha firmato un controverso accordo sui confini marittimi con una delle parti in guerra in Libia (il Governo di Accordo Nazionale, ossia il governo di Tripoli di al-Sarraj) al fine di bloccare il piano congiunto di Israele, Egitto, Cipro e Grecia per trasportare il gas del Mediterraneo orientale verso l’Europa. Successivamente Erdogan ha annunciato che navi turche inizieranno attività di esplorazione e perforazione nelle zone inquadrate dall’accordo con la Libia sulla demarcazione dei confini marittimi, rispetto ai quali Grecia e Cipro denunciano violazioni delle rispettive frontiere.

In acque tanto agitate la posizione di Castelrosso — che appartiene alla Grecia ma si trova a soli due chilometri dalle coste turche — rischia di farsi particolarmente delicata. Il fulcro della disputa riguarda il diritto di Castelrosso (dunque della Grecia) a una Zona Economica Esclusiva (ZEE, una porzione di mare adiacente alle acque territoriali entro la quale lo stato costiero è titolare di una serie di diritti esclusivi di sfruttamento) e al riconoscimento di una piattaforma continentale (la parte sommersa dei continenti che si estende dalla costa fino a una profondità stabilita in cui lo stato costiero ha diritti di piena sovranità). La Zona Economica Esclusiva reclamata dalla Grecia unirebbe Creta, Rodi e Castelrosso e secondo Ankara violerebbe la sua piattaforma continentale nel tratto tra Rodi e Castelrosso e limiterebbe fortemente la sua ZEE nel tratto tra Castelrosso e l’Egitto, prevedendo una contiguità tra la ZEE greca e quella cipriota.

Intanto la Repubblica di Cipro ignora le minacce turche e continua a trivellare e a mantenere le navi nelle acque contese dalla Turchia. Può contare sull’aiuto di Washington che, in un momento in cui le relazioni tra USA e Turchia sono ai minimi storici, collabora al piano di sviluppo di progetti e infrastrutture per il gas naturale al largo delle coste di Israele e Cipro. Il piano comprende fondi per la costruzione di gasdotti e di terminal per il gas naturale liquefatto e la creazione nella regione di un Centro per l’energia nel Mediterraneo orientale, gestito direttamente dal Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti d’America. Dato che l’area in questione potrebbe fornire fino al 10% dell’energia di cui l’UE ha bisogno, il progetto è sostenuto dagli USA anche come strumento di bilanciamento dell’influenza russa in Europa, che si basa proprio sulla fornitura di energia.

 

Dato che le dichiarazioni e gli atti provocatori di Ankara non fanno ben sperare e pare sempre più difficile che si arrivi a soluzioni negoziate, molti sostengono che sarebbe bene affidare la gestione delle dispute nel Mediterraneo ad arbitrati internazionali. Ma la Turchia non è tra i firmatari della convenzione ONU sul diritto del mare, in cui si riconoscono alle isole piattaforme continentali e ZEE. Secondo i trattati internazionali la vicinanza geografica di Castelrosso alle coste turche non influisce sul suo status, mentre stando alla visione turca sì (come se il Venezuela o la Repubblica Domenicana potessero limitare i diritti che la Francia esercita nelle acque di Guadalupa e Martinica perché sono più vicine alle loro coste che a quelle della Francia, stato di cui fanno parte). A febbraio il portavoce di Erdogan ha dichiarato che la Turchia presto procederà con le trivellazioni nel Mediterraneo orientale, a sud e a est delle isole di Creta, Rodi e Scarpanto, ossia nell’area definita dall’accordo tra la Turchia e il Governo di Tripoli (mappa a lato), accordo che è stato dichiarato nullo — in quanto contrario al diritto internazionale — dall’UE, dagli USA e dai paesi della regione.

L’ambizioso progetto neo-ottomano di Erdogan sembra condurre la Turchia verso sentieri inesplorati, in cui rischia di mettersi contro Unione Europea, Stati Uniti, Israele e Cipro, per non parlare di Giordania e Libano. Una mossa forse troppo rischiosa anche per l’uomo forte di Ankara. 

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