Il nord della Siria, 25 ottobre 2019

26/10/2019

Dopo l’accordo fra Russi e Turchi, ecco la situazione sul terreno lungo il confine turco.

Nella fascia di territorio compresa fra il confine e l’autostrada M4, che dall’Iraq arriva al Mediterraneo passando per Aleppo (si veda mappa cliccabile a lato), si alternano due zone controllate da milizie ribelli sostenute dalla Turchia e due zone controllate da soldati russi e siriani. L’autostrada è vitale per il commercio di ogni genere di beni. La costa e i suoi porti sono controllati dai Russi, che vi hanno costruito basi militari dove stazionano anche portaerei (si veda mappa in testata).

A nord della frontiera, in territorio turco ma abitato dalla minoranza curda, corre l’oleodotto Dortyol che porta al terminale di Ceyhan il petrolio dal nord dell’Iraq (inclusa la regione curda) e da altri campi petroliferi della regione. L’oleodotto porta grandi risorse alle finanze turche ed è vitale anche per l’economia del Kurdistan iracheno, per questo i Curdi iracheni tendono ad avere più simpatie per i Turchi che per i fratelli curdi del Rojava. Come mostra la mappa in testata, altri oleodotti e gasdotti convergono su Ceyhan, porto che è facilmente attaccabile e raggiungibile dalla Siria. Se questo succedesse, non soltanto ne rimarrebbe paralizzata l'economia della Turchia ma anche il suo esercito, perché rimarrebbe senza carburante. 

Si notino la posizione dei campi petroliferi, delimitati dalla linea tratteggiata; le prigioni per i miliziani dell’ISIS, identificate dal simbolo del lucchetto; i campi profughi rappresentati da tende verdi; l’importante impianto di produzione di energia idroelettrica a Khabur. Le aree rosa sono quelle in cui l’ISIS ha avuto rapida presa, abitate da suoi sostenitori. Le aree grigioline, largamente desertiche, sono ancora controllate da milizie curde, che però sono pronte a cedere il controllo ai soldati di Assad, piuttosto che cederlo ai Turchi o a milizie filo-iraniane.

 

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