Memo per gli Europei: non dimentichiamoci i vicini

26/08/2019

Liberamente tratto da un articolo di Steven A. Cook, apparso su Foreign Policy

Negli anni ’90 il Nord Africa era considerato un luogo remoto, gli studiosi americani ed Europei che lavoravano sul Nord Africa erano pochi e nessuno si dannava per risolvere il problema del Sahara occidentale. Si arrovellavano piuttosto per garantire la sicurezza delle rotte marittime nel Golfo Persico, per scrivere del wahabismo che stava sorgendo in quell’area o per inseguire il più grande dei miraggi – la pace tra Israeliani e Palestinesi. Si trattava però di una visione miope, che persiste e continua a far danni ancora oggi, perché in realtà il Nord Africa è molto più importante del Medio Oriente, che pure ci ossessiona da tanto tempo.

Basta guardare una carta per comprendere quanto il Nord Africa sia determinante per la stabilità e la sicurezza dell’Europa. Solo 146 miglia separano la Tunisia dalle coste italiane, tra Marocco e Spagna ce ne sono appena 9. La vicinanza geografica e l’eredità coloniale hanno forgiato l’area facendo si che dal punto di vista culturale la parte settentrionale del Maghreb abbia più in comune con l’Europa del sud che con l’Africa sub-sahariana. Siamo preoccupati della vulnerabilità dell’Europa dal punto di vista energetico dato che ci riforniamo di gas soprattutto dalla Russia. Ma in realtà l’11% del gas europeo viene dall’Algeria: la Spagna acquista il 52% del gas dall’Algeria, che è anche il secondo fornitore dell’Italia. Se l’Algeria scivolasse nel caos − eventualità non impossibile – e gli impianti fossero distrutti, l’Europa avrebbe un grande problema. Compensare con forniture da altri paesi non sarebbe così semplice, considerando che la Libia è nel bel mezzo di una guerra civile, l’Egitto ha molto gas ma non sarebbe in grado di soddisfare i bisogni dell’Europa e il gasdotto per esportare gas in Europa da Israele sarebbe troppo costoso.

Inoltre c’è la questione dell’immigrazione. I partiti nazionalisti e neo fascisti europei non sono certo nati con l’arrivo dei migranti, ma la questione migratoria li ha alimentati e gli ha permesso di portare avanti la loro agenda, creando effetti potenzialmente devastanti per l’Europa. A questo si somma la destabilizzazione del Regno Unito in seguito alla Brexit e la polarizzazione della politica tedesca, due grosse fonti di inquietudine. Per quasi vent’anni ci siamo concentrati sulla lotta al terrorismo islamico, prima ad al Qaeda e poi all’IS, in Afghanistan, Iraq, Siria e Yemen. Il dilagare dell’estremismo in Nord Africa è stato considerato secondario, ma così non sarebbe dovuto essere. Il terrorismo in Algeria, Tunisia e Libia ha già avuto molte ripercussioni sull’Europa, in molti modi: negli anni ’90 gli estremisti algerini hanno messo bombe nella metro di Parigi e hanno dirottato un aereo di linea con l’intenzione di farlo schiantare contro la Torre Eiffel, nel 2015 terroristi islamici hanno ucciso turisti europei sulla spiaggia di Sousse e al museo del Bardo, in Tunisia. Questo è il motivo per cui la Francia si è affidata al presunto uomo forte della Libia, il generale Haftar, proprio perché ha promesso di liberare il paese dal terrorismo. La scelta francese potrebbe rivelarsi sbagliata e forse addirittura peggiorare la situazione, ma indica chiaramente che quell’area è considerata potenzialmente pericolosa. Algeria e Libia sono paesi molto estesi, che confinano con Ciad, Mali e Niger, a loro volta in preda alla violenza; la prospettiva che in questa regione sorgano nuovi gruppi o che quelli già esistenti si fondano in nuove entità terroristiche costituisce un pericolo considerevole per la sicurezza europea.

E poi c’è la Russia. Non solo Mosca ha con l’Algeria rapporti consolidati nell’ambito della difesa, ma è anche diventata sempre più attiva in Libia. Negli ultimi anni Putin è riuscito a estendere l’influenza russa attorno al Mediterraneo su un’area che parte da Ankara, passa per Damasco e Il Cairo, e arriva fino a Bengasi, nel territorio controllato da Haftar, ossia quello in cui si trova la maggior parte delle riserve di petrolio del paese. Putin sta dando alla Russia un’ulteriore base in Africa, dalla quale poter continuare a disseminare discordia e confusione in Europa, dato che il suo obiettivo è quello di indebolirla e dividerla.

In Nord Africa convergono questioni energetiche e migratorie, l’insorgere dell’estremismo e le ambizioni russe, tutti elementi che potrebbero avere conseguenze rilevanti sulla stabilità dell’Europa; per questo è bene che la politica europea inizi a pensare alla regione come a una priorità.

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