Convegno sull’antisemitismo e la Chiesa a Udine

17/05/2018

Sarà un convegno di grande interesse perché i relatori sono i maggiori saggisti e pensatori viventi sulla questione del ruolo della Chiesa nell’antisemitismo moderno (in calce trovate la locandina con il programma dettagliato).

Chi può essere a Udine il 29 maggio non perda questa opportunità straordinaria.

Per capire la nascita dell’antisemitismo nella sua forma moderna, che divenne impetuoso e feroce proprio quando l’antigiudaismo tradizionale pareva esaurito e quasi spento, occorre partire dal fatidico 1870, quando nella Parigi sconfitta e umiliata dai Tedeschi presero il potere i Comunardi, instaurando un regime di terrore che in pochi mesi assassinò migliaia di parroci e prelati, in nome del potere popolare e dell’uguaglianza sociale. Fu un trauma che spinse le élite sia politiche sia religiose a sviluppare politiche di avvicinamento alla ‘classe operaia’, opere di sostegno ai poveri e ai bisognosi. Queste politiche portarono allo sviluppo di preziosi servizi sociali sia pubblici che privati (si pensi all’opera del beato Cottolengo e di don Bosco in Italia), ma anche all’individuazione del ‘colpevole’ di tutti i mali della società di massa in una piccola minoranza, da sempre usata quale capro espiatorio per ogni male delle società cristiane: gli Ebrei. Élite politiche e religiose promossero attivamente il processo di colpevolizzazione degli Ebrei attraverso tutta Europa, dalla Francia alla Russia, per proteggersi dal risentimento popolare e sfogare l’ira di massa contro quel ‘popolo di Gesù’ che già i Padri della Chiesa avevano trasformato (contro ogni evidenza storica) in ‘assassino di Gesù’ e perciò strumento di Satana. La lettura degli articoli apparsi sull’Osservatore Romano negli anni dal 1880 fino alle leggi razziste italiane del 1938 non può lasciare il minimo dubbio sul ruolo della Chiesa nello sviluppo e nella diffusione dell’antisemitismo in Europa. Riparlarne oggi, dopo il Concilio Vaticano II e dopo il profondo cambiamento di sentimenti della Chiesa nei confronti del popolo ebraico, non vuole rivangare rancori, ma mettere in guardia dal pericolo che in questo nuovo periodo di crisi e di trasformazioni sociali profonde si torni a usare il meccanismo del ‘capro espiatorio’ e a porre le basi per nuove stragi, anche in Europa. 

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