A metà aprile 105 missili sono stati lanciati da USA, Francia e Inghilterra contro i luoghi di produzione di armi chimiche in Siria. Con quale risultato? Molti luoghi di produzione e stoccaggio sono stati messi fuori uso, ma altri sono rimasti intatti. Nessuna base aerea è stata colpita. Gli USA hanno voluto ribadire l’impegno a punire Assad per l’uso di armi chimiche, ma senza interferire con la sua repressione della ribellione usando armi convenzionali. Gli USA non vogliono farsi trascinare di nuovo in guerre in Medio Oriente, questo è stato detto e ridetto dai rappresentanti americani, anche durante i raid aerei.
Inoltre né la Francia né l’Inghilterra né gli USA volevano rischiare di uccidere soldati russi in Siria, e neppure soldati iraniani. Il raid ha avuto grande eco a livello di informazione, ma poco effetto sul terreno ed è stato condotto con estrema prudenza. Basterà a convincere Assad che non gli conviene usare le armi chimiche contro i suoi cittadini? Dipenderà dalle circostanze. Certamente la grande pubblicità data all’uso delle armi chimiche da parte di Assad e la chiara presa di posizione degli USA riducono la possibilità che Assad possa rimanere al potere in Siria quando saranno terminate la guerra civile e la guerra all’ISIS.
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