L’Arabia Saudita apre le porte all’imprenditorialità delle donne

23/02/2018

Le riforme del giovane principe e primo ministro Mohammad Bin Saud accelerano il passo. La modernizzazione della società saudita è necessaria per renderla capace di affrontare la competizione globale anche se gli introiti del petrolio dovessero ulteriormente diminuire. Uno dei principali obiettivi che le riforme intendono raggiungere è quello di … far lavorare i Sauditi, abituati a occupare posizioni manageriali e a gestire i rapporti con clienti e investitori nel campo dell’energia, ma non a fare altri lavori. La maggioranza assoluta dei cittadini sauditi non lavora, piuttosto che svolgere un lavoro faticoso o di scarso prestigio preferisce vivere di poco, ma vivere di rendita. Ma un’economia è autosufficiente e competitiva se ha una miriade di piccole e medie imprese diverse, con capacità e conoscenze diverse, con tanti tipi diversi di professionalità.

Il governo saudita ha deciso che le donne d’ora in poi potranno aprire e gestire attività in proprio, anche senza il consenso di un guardiano maschio. Si spera che le donne diano avvio a migliaia di nuove piccole imprese, avviando la trasformazione concreta della società, oltre che dell’economia. Le reazioni rabbiose dei tradizionalisti sono prevedibili, anche all’interno della famiglia reale. Ce la farà il giovane principe a mantenere fermo il timone e non farsi travolgere dalle possibili rivolte?

Il 20 novembre 1979 l’Arabia dovette affrontare la rivolta armata di un gruppo anti-occidentale e ultraconservatore, che occupò La Mecca e proclamò la venuta del Mahdi, il redentore dell’islam, sotto le spoglie del cognato del capo dei ribelli. Volevano cancellare ogni influenza dei costumi occidentali e di altre religioni. La repressione fu dura e sanguinosa. La rivolta fu domata dopo due settimane, ma da allora la famiglia Saud teme le reazioni della società a qualsiasi modernizzazione di tipo sociale.

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