Taiwan, l’altra Cina, torna in primo piano

20/02/2018

Taiwan è stata nella storia la porta d’accesso alla Cina da parte delle potenze coloniali. Teatro della guerra civile cinese sin dal 1940, nel 1950 si è proclamata repubblica indipendente, ma Pechino la considera l’ultimo territorio da ‘liberare’ e riannettere alla madrepatria. Dal 1950 alla fine degli anni ’80 l’isola è stata oggetto di competizione economica e culturale fra Cina, USA e Giappone. Oggi è tornata a essere al centro delle tensioni fra USA e Cina perché a gennaio 2018 gli Stati Uniti hanno preso una serie di decisioni che irritano molto Pechino.

L’attuale amministrazione americana non intende attenersi alle sottigliezze diplomatiche che in passato vigevano riguardo la questione di Taiwan, volte a non irritare la Cina. L’equilibrio strategico fra USA e Cina è cambiato. Fino a pochi anni fa Pechino era un potere debole e isolato, oggi è una grande potenza e un possibile forte avversario per gli USA. Per decenni Washington ha sostenuto che il governo di Pechino era l’unico rappresentante legale della Cina, ma ha rifiutato di riconoscere formalmente che Taiwan facesse parte della Cina. Così Washington ha mantenuto aperte le relazioni con Taipei, senza irritare la Cina.

Dal punto di vista cinese la sovranità su Taiwan non è negoziabile. Per Pechino l’isola è fondamentale per la sua sicurezza, ed è anche uno dei principali centri della cultura cinese. Qualsiasi evento alteri lo status quo di Taiwan porta una risposta immediata e forte dalla Cina.

Dal canto suo, Taiwan non vuole tornare a far parte della Cina sotto l’attuale forma di governo, cerca di resistere alle pressioni di Pechino espandendo le relazioni con paesi come il Giappone e l’India, cercando di cooperare con i paesi del Sudest Asiatico e sollecitando la protezione degli USA. Taiwan torna a essere una pedina strategicamente importante nella regione, come ai tempi della Guerra fredda.

Per decenni Washington ha sostenuto che il governo di Pechino era l’unico rappresentante legale della Cina, ma ha rifiutato di riconoscere formalmente che Taiwan facesse parte della Cina. Così Washington ha mantenuto aperte le relazioni con Taipei, senza irritare la Cina

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