Gli sciiti nei paesi del GCC e la rivalità con l’Iran

31/01/2017

Nella mappa a fianco si evidenzia la percentuale di sciiti nelle popolazioni dei paesi del Medio Oriente. Il dato relativo ai paesi che fanno parte del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) è messo in evidenza dallo sfondo nero. Nei paesi del GCC la popolazione sciita è da decenni a rischio di ribellione contro le monarchie sunnite, benché pratichi varianti locali di sciismo, diverse dallo sciismo iraniano.

Prima della presa del potere da parte degli Ayatollah nel 1979, l’Iran (allora chiamata Persia) collaborava con il GCC e pareva orientato a diventarne paese membro. Le monarchie del Golfo e lo scià di Persia condividevano non soltanto l’interesse per il controllo del mercato del petrolio, ma anche l’opposizione al ba’atismo repubblicano di Iraq e Siria, al socialismo e al comunismo. La foto a fianco mostra il giovane scià che conduce in auto il giovane re Saud durante una visita di stato. I rapporti fra sciiti e sunniti all’interno dei singoli stati erano pacifici, anche se le tensioni storiche fra le due comunità non erano del tutto sparite. Sciiti e sunniti erano sudditi delle monarchie con pari status.

Una delle prime iniziative del nuovo Iran degli Ayatollah fu la creazione dell’Ufficio per i Movimenti di Liberazione dell’Islam, chiuso dopo qualche anno. Continuò invece il pieno sostegno dell’Iran al Movimento per le Missioni d’Avanguardia (cioè all’estero), che opera per incitare alla ribellione gli sciiti nei paesi arabi sunniti e creare movimenti e gruppi combattenti locali. Negli anni ’90 i Paesi del GCC presero provvedimenti repressivi contro questi gruppi, nati per iniziativa iraniana e guidati dall’Iran, e riportarono una certa tranquillità all’interno, che durò qualche anno. Ma poi gli sciiti in Bahrain, Arabia Saudita e Kuwait formarono nuovi movimenti di protesta locali e autonomi. Oggi la grande rivalità geopolitica fra l’Iran e le monarchie del Golfo usa intensamente la diversa appartenenza religiosa come motivazione e come arma di scontro ideologico e militare. 

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