La Giordania a rischio

30/12/2016

La Giordania ha quasi miracolosamente evitato sino a ora le ribellioni delle ‘primavere arabe’ e gravi attacchi terroristici all’interno, benché si trovi al crocevia di molteplici conflitti. Ha servizi di intelligence di prim’ordine, un’aviazione efficiente e moderna, un monarca che è un abile mediatore. Ma ha anche una marea di difficili problemi da gestire:

-          la metà della popolazione è palestinese e aspira a ottenere più potere (nel 1970 i Palestinesi tentarono di rovesciare il governo del re, ma persero la partita);

-          nel paese abbondano i gruppi islamisti sia di origine locale sia di importazione: i Fratelli Musulmani, associazione ufficialmente riconosciuta che ha stretti rapporti con lo stesso re, HIzbut Tahrir che considera illegittimi tutti i governi degli stati arabi, incluso quello giordano, e predica la ricostituzione del Califfato e infine vari gruppi salafiti. Al Zarquawi, fondatore dell’ISIS, è giordano;

-          la guerra civile infuria in Iraq e Siria, ai confini della Giordania, perciò lungo il confine transitano armi e soldati di vari gruppi in guerra. Oltre 680.000 rifugiati siriani vivono in accampamenti lungo la fascia di confine. 

Finora l’Arabia Saudita ha sovvenzionato i Giordani, che hanno un territorio ben povero di risorse. Ora però la crisi del petrolio mette in difficoltà i Sauditi, che perciò stanno riducendo gli aiuti. Se la Giordania non avrà abbastanza finanziamenti per continuare a tenere tranquilla la popolazione con sussidi di vario genere e per mantenere in piena efficienza l’esercito e l’intelligence, cadrà facilmente preda della guerra civile e di attacchi terroristici

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