Il 12 ottobre 2016 90000 barili di greggio sono stati pompati dal giacimento sottomarino di Kashagan in Kazakistan, gestito dall’ENI, nell’oleodotto del CPC (Caspian Pipeline Coonsortium) e alla raffineria di Bolansk (mappa a lato).
Secondo l’ENI la produzione dovrebbe raggiungere 370000 barili al giorno entro il 2017, ma chissà se non interverranno altre complicazioni tecniche.
Il progetto ha incontrato innumerevoli ostacoli perché il clima e la natura del terreno hanno richiesto soluzioni tecnologiche costosissime e non previste nel progetto originario. Il giacimento arriva ora online con 11 anni di ritardo, a un costo di sei volte superiore alle previsioni iniziali. L’estrazione era iniziata già nel 2013, ma era subito stata bloccata da un guasto.
Il consorzio per lo sfruttamento del giacimento (Agip, Eni, ExxonMobil, Total, Royal Dutch Shell, CNPC, Inpex, KazMunaiGaz, Samruk Kazyna) sarà probabilmente in perdita per sempre, visti i bassi prezzi del petrolio e l’altissimo costo dell’investimento, però l’ENI ha dovuto imparare molto dalle difficoltà emerse ed ora è probabilmente all’avanguardia nella tecnologia per lo sfruttamento di giacimenti sottomarini profondi in climi estremi.
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