Tutto calmo in Iran? Niente affatto!

23/06/2016

Anche se i mezzi di comunicazione quasi non ne parlano, in queste settimane in Iran si sono verificati diversi attentati. Le Guardie della Rivoluzione Islamica si sono scontrate a Oshnavieh, nel nordovest del paese, con i Curdi iraniani e nella regione di Sardasht con i ribelli appartenenti al Partito per una Vita Libera in Kurdistan, gruppo di Curdi iraniani legato al PKK turco. Hanno poi dovuto fronteggiare il gruppo sunnita Jaish al-Adl nella provincia sudorientale del Sistan e Baluchistan, mentre nel Khuzestan, regione ricca di petrolio a sud ovest del paese, un gruppo separatista chiamato Movimento arabo di lotta per la liberazione di Ahvaz ha cercato di bloccare il flusso di petrolio da Ahvaz a Teheran attaccando un oleodotto.

Tra i ribelli curdi a nordovest, quelli sunniti a sudest e quelli arabi a sudovest, l’Iran è sotto attacco su diversi fronti; finora le forze di sicurezza sono state in grado di gestire la situazione, ma non è certo che ci riescano in futuro.

Nel Sistan e Baluchistan il problema sono gli islamisti di etnia beluci, che spesso arrivano attraversando il confine col  Pakistan. Per contenerli l’Iran ha bisogno della collaborazione del Pakistan, di cui però non si fida, dati i suoi legami con i Talebani e le passate accuse di collaborazionismo con i nemici dell’Iran. Intanto l’Arabia Saudita tesse la sua alleanza regionale sunnita in chiave anti-iraniana, in cui cerca di coinvolgere anche il Pakistan.

I Curdi siriani cercano di sfruttare la lotta contro lo Stato Islamico per creare uno staterello curdo in Siria, mentre i Curdi turchi del PKK sono nuovamente in guerra con Ankara e il Kurdistan iracheno rischia di spaccarsi per le pressioni contrapposte di Iran e Turchia. Con un’attività militare tanto intensa nella regione curda di confine è ovvio che anche i Curdi iraniani comincino a mobilitarsi. L’Iran usa i suoi legami con i gruppi curdi in Iraq e Siria in chiave anti-turca, ma altrettanto può fare la Turchia in chiave anti-iraniana.

Un’altra situazione delicata è quella della provincia del Khuzestan, al confine con l’Iraq. Nella regione si concentra l’80-90% del petrolio iraniano e sono in arrivo grandi investimenti per lo sfruttamento efficiente dei giacimenti. Ma è anche la regione in cui la minoranza araba conosciuta come Ahvazi attacca periodicamente le forze di sicurezza e le infrastrutture energetiche per indebolire il governo iraniano, la regione in cui sono frequenti i suicidi in pubblico come forma di protesta per le difficili condizioni economiche. Il Movimento per la Lotta Araba per la Liberazione di Ahvaz sta anche facendo pressione sui paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo perché dichiarino Ahvaz uno stato arabo. Dato che il Khuzestan è stata storicamente la via attraverso cui i Persiani hanno invaso il mondo arabo, il Movimento sostiene che se i paesi del Golfo vogliono proteggersi dalla minaccia iraniana devono investire più risorse nel sostegno dei separatisti Ahvazi.

Si tratta di situazioni in evoluzione, di cui è impossibile valutare il potenziale sovversivo. Per ora l’Iran è in grado di contenere le spinte separatiste, ma la competizione regionale si sta facendo sempre più aspra e all’Iran non mancano avversari che potrebbero volerle sfruttare per minare il potere di Teheran. 

Lascia un commento

Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!

Accedi

Non sei ancora registrato?

Registrati

I vostri commenti

Per questo articolo non sono presenti commenti.