NATO o difesa comune europea?

03/06/2016

A inizio luglio si terrà il summit della NATO a Varsavia, dove l’Europa dovrà affrontare un grande dilemma: intendiamo creare una forza di difesa comune per il controllo e la difesa della frontiera comune, o lasceremo ancora a lungo la nostra difesa nelle mani della NATO?

Una politica di difesa comune presume che i paesi d’Europa percepiscano di avere interessi comuni e pericoli comuni. Mentre la Polonia e i paesi Baltici, data la loro posizione geografica e la loro storia, vogliono innanzi tutto la certezza di esser protetti da un possibile attacco russo, i paesi mediterranei vogliono innanzi tutto una politica di pattugliamento e di difesa sul mare, mentre la Germania, posizionata all’interno del continente e senza confini direttamente esposti ai pericoli, preferisce mantenere ottimi rapporti con la Russia, con la Turchia e con tutti i paesi africani e non costruire difese nei loro confronti. Se i paesi europei non trovano l’accordo politico per costruire un esercito comune a difesa della frontiera comune, dovranno continuare a contribuire con contingenti e denaro alla NATO, alleanza di difesa che include anche gli Stati Uniti, i quali però non hanno più verso l’Europa l’interesse dei tempi della Guerra Fredda e non intendono avere uomini impegnati sul suolo europeo. Toccherebbe ai paesi europei provvedere uomini e mezzi alla NATO per la difesa delle frontiere europee. Questa è la richiesta fatta a gran voce da Donald Trump nei discorsi elettorali, ma è anche la richiesta avanzata da tempo dall’attuale governo americano. Però le decisioni prese dalla NATO per la difesa dell’Europa potrebbero essere politicamente addebitate agli USA, come sempre è avvenuto in passato, salvando ‘la faccia’ ai singoli paesi: i Paesi Baltici e dell’Europa dell’est potrebbero ospitare truppe NATO senza rivendicarne la responsabilità politica, la Germania potrebbe negare di aver partecipato alla decisione di schierare truppe lungo il confine con la Russia. Noi Italiani potremmo cercare l’aiuto della NATO per la Libia, negando di averlo sollecitato.

Nel frattempo la Russia sta rafforzando le difese sul confine con l’Europa, dove schiera non più tre brigate, come nel 2014, ma tre battaglioni con carri armati e artiglieria pesante. La Russia però teme soprattutto lo schieramento di sistemi missilistici NATO ai suoi confini, deciso fin dal 2009. I missili sono ufficialmente schierati non contro la Russia ma contro possibili attacchi dell’Iran, però la Russia non vuole comunque nessun missile NATO nelle sue vicinanze.

La Russia sta spendendo molto per modernizzare e rafforzare la propria difesa, soprattutto con missili a lunga gittata, perché ha un vasto territorio da difendere e una popolazione modesta rispetto alla vastità del territorio e dei confini. La paura dei Russi è comprensibile. Nell’ultimo libro bianco sulla difesa il governo russo ha dichiarato che userà armi nucleari non soltanto per rispondere a un attacco nucleare, ma anche in caso di invasione del proprio territorio.

Le decisioni prese dalla NATO per la difesa dell’Europa potrebbero essere politicamente addebitate agli USA, come sempre è avvenuto in passato, salvando ‘la faccia’ ai singoli paesi.

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