L’elettricità pacificherà l’Afghanistan?

21/05/2016

Il 12 maggio i primi ministri di Afghanistan e Pakistan − che si accusano pubblicamente a vicenda di essere la causa dell’instabilità politica e del terrorismo in Afghanistan − hanno partecipato alla cerimonia di apertura dei lavori per l’elettrodotto CASA-1000 a Dushanbe, in Tajikistan. Il CASA-1000 è un elettrodotto lungo 1222 chilometri, che porterà energia idroelettrica prodotta in Tajikistan e in Kirghizistan fino in Pakistan, attraverso l’Afghanistan (mappa a lato). Pakistan e Afghanistan hanno entrambi una grave carenza di elettricità. Se non si procura più elettricità nessuno dei due paesi può migliorare le condizioni quotidiane di vita della popolazione, né sviluppare l’economia.

Se l’Afghanistan diventa un corridoio di transito per l’energia di cui anche il Pakistan ha bisogno, i due paesi avranno un comune interesse a far cessare l’insurrezione dei Talebani e stabilizzare l’Afghanistan. Attraverso l’Afghanistan potrebbero in futuro passare anche oleodotti e gasdotti che dai giacimenti dell’Asia Centrale potrebbero raggiungere i porti pachistani. 

Costruire progetti energetici comuni è il sistema migliore per alimentare lo sviluppo di tutti i paesi coinvolti e costruire le condizioni per raggiungere e mantenere la pace. Le popolazioni sul cui territorio passano i corridoi energetici ne hanno una ricaduta positiva. Gli Hazara afgani lo sanno: a maggio 2016 si sono riversati per le strade di Kabul per protestare perché il progetto TUTAP, che dovrebbe portare elettricità attraverso i cinque paesi coinvolti (Turkmenistan, Uzbekistan, Tajikistan, Afghanistan e Pakistan), non passerà come previsto attraverso il loro territorio (la provincia di montagna di Bamiyan, dove c’erano i giganteschi Budda scolpiti nella pietra che i Talebani hanno fatto saltare con la dinamite), ma attraverso il più agevole passo di Salang. 

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