Il ruolo della Francia in Africa

11/05/2016

La Francia mantiene ancora stretti rapporti con i paesi africani che facevano parte del suo impero coloniale, nei quali ha lasciato un’impronta culturale ed economica: in molti si parla ancora francese e si usa come valuta il CFA, Franco della Comunità Francese in Africa. 3000 soldati francesi stazionano nelle ex colonie del Sahel, pronti a intervenire in operazioni di contro-terrorismo. Con 12 paesi la Francia ha accordi di sicurezza, il cui testo è segreto, ma in base ai quali i Francesi sono spesso intervenuti, anche recentemente.

i Francesi si trovano impegnati in conflitti che a volte non capiscono e in cui non riescono ad assumere un ruolo di contenimento della violenza

Alcuni leader africani hanno cercato di liberarsi dalla ‘tutela’ della Francia, salvo invocare l’aiuto francese se in condizioni di difficoltà per ribellioni o insurrezioni interne. In questi casi i Francesi intervengono per mettere in sicurezza strade e aeroporti, senza prender apertamente posizione fra i contendenti. Riescono così a mantenere un ruolo sopra le parti e a guidare i soldati locali nelle missioni anti-terrorismo. Attualmente sono impegnati in missioni antiterrorismo in Mauritania, Mali, Niger, Chad, Camerun, Gabon e Repubblica Centroafricana.

Oggi però i Francesi si trovano impegnati in conflitti che a volte non capiscono e in cui non riescono ad assumere un ruolo di contenimento della violenza: gli orrori della guerra civile del 2013 nella Repubblica Centro Africana, ad esempio, sono stati affrontati senza una preparazione adeguata − per non parlare degli orrori del Ruanda nel 1994. Oggi ad alto rischio di guerra civile è la Mauritania, dove la corruzione e la prepotenza della tribù del presidente induce parte della popolazione a sostenere gli islamisti di AQIM.

I Francesi sono presenti anche in Libia, che non è mai stata una loro colonia, a sostegno delle truppe del generale Haftar che dalla costa est avanza verso la zona in cui già opera l’ISIS. Noi Italiani sosteniamo invece il ‘governo’ di unità nazionale di al Serraj, riconosciuto dall’Onu ma ben lontano dall’essere accettato da tutte le milizie armate che si contendono il territorio, che combatte contro l’ISIS dalla costa della Tripolitania, a ovest.

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