Jihadismo: quanta guerra ancora?

03/03/2016

La guerriglia o insurrezione jihadista, di matrice ideologica islamista, è attiva fin dagli anni ’80, ed è andata espandendosi a tutto il mondo islamico. Negli anni ’80 si concentrava in Afghanistan, ma dagli anni ’90 gruppi di guerriglieri jihadisti sono sorti in tutte le regioni già travagliate da guerre civili nel mondo islamico, dalla Somalia alle Filippine. Non è il jihadismo a dar origine alla guerra civile, ma è l’ideologia islamista a dar nuova forza di reclutamento e di combattimento a gruppi costantemente impegnati in guerre civili per il controllo delle risorse. Perciò il jihadismo è un fenomeno di lunghissima durata: fornisce copertura ideologica ed esperienza di addestramento e di combattimento a tutte le guerre civili in atto nel mondo islamico. Paesi come lo Yemen o la Somalia, la Nigeria o il Congo, la Libia, l’Iraq o la Siria non hanno tradizioni di governo unitario stabile che non sia radicato nella repressione e nella sopraffazione di alcuni gruppi rispetto ad altri, o nella assoluta preminenza dell’esercito come centro effettivo di mediazione e di controllo di diversi interessi, al di sopra dei partiti e del governo. Tengono meglio gli stati monarchici, che hanno nella casa regnante e nella tribù che la esprime un efficace e rispettato mediatore civile fra le istanze delle altre tribù. Dobbiamo ricordare che si tratta di culture politiche che non hanno conosciuto né il nazionalismo, né l’elaborazione di diritti di cittadinanza basati sui diritti della persona, che perciò non hanno istituzioni solide e rispettate per imporre ‘the rule of law’ in tutto il territorio dello stato. Sono culture politiche che hanno conosciuto un’evoluzione storica diversa e ora mal si adattano alle istituzioni politiche elaborate nel ‘mondo occidentale’, che oggi prevalgono nel globo.

L’attacco di al Qaeda alle Torri Gemelle è del 2001, la nascita dello Stato Islamico in Iraq risale al 2006, al Shabaab in Somalia era padrona di Mogadiscio già nel 2006, Boko Haram si è costituito formalmente nel 2002. In nessun paese il jihadismo è riuscito a conquistare e mantenere il potere, ma in nessun paese è stato sconfitto, perché la propaganda ideologica fornisce sempre nuove reclute pronte a uccidere e farsi uccidere. L’ambito della propaganda ideologica e dell’arruolamento è esteso all’Asia Centrale e alle province interne della Cina, ovunque vivano comunità islamiche. Ora si sta estendendo anche in Europa. L’esaurimento del potenziale rivoluzionario e assassino delle ideologie di salvezza, sia di quelle laiche come il comunismo, sia di quelle religiose come l’islamismo, richiede decenni di fallimenti e di sconfitte sul campo e la perdita di fiducia della popolazione. Altrimenti la sconfitta militare in una regione comporta soltanto il trasferimento di nuclei combattenti in altre regioni, l’alleanza con altri gruppi e nuove fasi di reclutamento.

Ora anche noi Italiani combattiamo direttamente contro l’ISIS in Libia: è necessario farlo, perché la Libia è troppo vicina a noi per poterci chiamar fuori. Ma non illudiamoci che sia una guerra limitata nello spazio e nel tempo. Vedremo attacchi terroristici anche in Italia, e li vedremo presto.

L’esaurimento del potenziale rivoluzionario e assassino delle ideologie di salvezza, sia di quelle laiche come il comunismo, sia di quelle religiose come l’islamismo, richiede decenni di fallimenti e di sconfitte sul campo e la perdita di fiducia della popolazione.

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