Perché Turchia e Kurdistan indicono referendum

23/02/2016

La Turchia e il Kurdistan iracheno si stanno preparando a due referendum che potrebbero avere conseguenze importanti sulla vita dei Curdi della regione. L’obiettivo principale dei due presidenti (Erdogan in Turchia e Barzani in Kurdistan) è consolidare col voto popolare il loro potere, in un momento in cui entrambi stanno lottando per contenere il dissenso. Il rischio è che si alterino i delicati rapporti che Ankara e Arbil hanno costruito con tanta fatica.

L’obiettivo principale dei due presidenti (Erdogan in Turchia e Barzani in Kurdistan) è consolidare col voto popolare il loro potere, in un momento in cui entrambi stanno lottando per contenere il dissenso.

Da alcuni anni Ankara ha stretti legami diplomatici con il Governo Regionale del Kurdistan, che Ankara utilizza per tentar di risolvere il problema della minoranza curda all’interno della Turchia: i Curdi iracheni lasciano libertà alla Turchia nel reprimere la ribellione curda in Turchia e in Siria, in cambio i Turchi investono nell’economia curda, permettono il transito del petrolio curdo nei loro oleodotti fino al porto di Ceyhan, sul Mediterraneo (mappa a lato). In tal modo i Turchi offrono ai Curdi iracheni una alternativa alla sudditanza economica dal governo Iracheno e dunque dall’Iran.

Il referendum in Turchia riguarda una proposta di revisione costituzionale per far del paese una repubblica presidenziale. Erdogan sfrutta la paura di attentati e ribellioni della minoranza curda in Turchia per indurre i nazionalisti Turchi ad accentrare più poteri in capo al Presidente. La proposta oggi non ha il sostegno necessario in Parlamento, ma Erdogan spera di alimentare la paura dei nazionalisti al punto sufficiente per far loro cambiare idea. Fino a pochi anni fa Erdogan corteggiava invece l’opinione pubblica curda in Turchia, nella speranza – andata delusa − di ottenerne i voti.

Il referendum nel Kurdistan iracheno concerne l’indipendenza dall’Iraq. In carica da più di dieci anni, il presidente Barzani avrebbe dovuto concludere il proprio mandato nel 2013, ma per questioni di sicurezza la presidenza è stata prorogata al 2015. Poi Barzani ha semplicemente rifiutato di abbandonare il potere, nonostante le proteste, anche violente, del partito all’opposizione. I bassi prezzi del petrolio hanno inoltre obbligato il governo a tagliare del 75% gli stipendi dei funzionari pubblici, perciò le proteste si sono moltiplicate in tutto il paese. Il referendum sull’indipendenza ha lo scopo di ricompattare il consenso attorno a Barzani e alla politica del partito al governo. Il Kurdistan è ricco di petrolio, ma non ha sbocchi al mare, perciò per esportare il suo petrolio deve avere accordi di cooperazione o con il sud dell’Iraq, o con la Turchia. Dunque una vittoria al referendum non permetterebbe comunque al Kurdistan di diventare indipendente senza un accordo con la Turchia, avallato dagli altri stati della regione – cosa del tutto improbabile.

 

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