La prossima Guerra di Libia

20/01/2016

I preparativi sono in corso: il servizio speciale dell’aviazione britannica e 1000 uomini si aggiungeranno a 6000 militari europei e americani e a 4 cacciabombardieri italiani (già dislocati a Trapani) per una missione militare di addestramento e sostegno a truppe libiche sul terreno. L’Italia dovrebbe avere il comando della missione. I Tedeschi stanno valutando se partecipare. Queste sono le indiscrezioni che circolano da un paio di settimane. Il problema è che non si sa quale governo libico appoggiare: quello nuovo, che opera da un albergo della Tunisia? Ma non ha un soldato sul terreno, a meno che non usi  l’esercito del colonnello Hifter, che controlla la regione di Tobruk, ha alleati anche su altri tratti di costa (vedasi mappa a lato) e ha il riconoscimento internazionale.

L’Egitto e gli Emirati già da mesi operano incursioni aeree in Libia in appoggio all’esercito del governo di Tobruk, ma senza grandi risultati. Lo scopo della missione che si sta mettendo a punto è permettere ai Libici di riguadagnare il controllo delle infrastrutture petrolifere che l’ISIS invece fa esplodere e mette fuori uso. Mentre le tribù libiche si fanno la guerra da anni, ma senza danneggiare i terminali petroliferi, che perciò hanno continuato a operare per esportare petrolio, l’ISIS distrugge i terminali per impedire del tutto l’esportazione e mettere così in ginocchio la Libia in poche settimane, togliendo ogni risorsa economica ai soldati e alle tribù di entrambe le parti.

In Libia ci sono attualmente circa 5000 miliziani dell’ISIS arrivati dalla Siria, e hanno preso il controllo della regione di Sirte. Sono quasi tutti Libici che erano andati a combattere per l’ISIS come volontari in Siria e Iraq e che sono tornati in Libia negli ultimi mesi per continuare a combattere al soldo dell’ISIS. Oltre all’ISIS e all’esercito di HIfter i combattimenti in Libia vedono impegnati altri gruppi ribelli molto forti: Ansar al-Sharia che è affiliato ad al Qaeda, la Shura del popolo di Drana e la Shura dei rivoluzionari di Bengasi. Si tratta di gruppi ostili all’ISIS, ma ancor più all’Occidente.

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