Se i Sauditi perdono la testa

05/01/2016

L’annuncio della decapitazione di 47 prigionieri in Arabia Saudita suscita proteste e indignazione nel mondo. Le persone uccise sono un predicatore sciita, Nimr al-Nimr, alcuni membri sunniti di al Qaeda e altri condannati per partecipazione ad attentati in Arabia Saudita dal 2003 in poi. Uno era egiziano, uno ciadiano. Nel complesso, una rappresentanza dei nemici che i Sauditi si trovano a combattere:

- gli Iraniani e i loro sostenitori sciiti in Iraq, in Yemen, in Bahrein;

- gli islamisti sunniti repubblicani, cioè i fondamentalisti islamici che vogliono che la sharia sia legge dello stato come avviene in Arabia saudita, ma che non riconoscono il diritto dinastico al potere, perciò ritengono i Saud usurpatori.

L’ondata di decapitazione è un avvertimento ai nemici, ma è anche segno di paura. Se i Sauditi si sentissero forti non farebbero la faccia tanto feroce, col rischio di alienarsi le simpatie di alcuni sostenitori.

I Sauditi sono in situazione analoga a quella della Turchia: entrambi i paesi hanno fatto parte per decenni del sistema di difesa dell’Occidente, sono vissuti nella certezza di poter contare sull’intervento degli Stati Uniti a loro favore. In Afghanistan, in Kuwait e in Iraq Americani e Sauditi furono sempre nello stesso schieramento, con interessi combacianti, fino a pochi anni fa. La svolta di Obama − il riavvicinamento degli USA all’Iran e la recente perdita di interesse degli USA per il Medio Oriente − ha lasciato scoperti e impreparati i Sauditi, che ora si sentono soli di fronte ai nemici, perciò ricorrono a sistemi repressivi durissimi. 

Anche i Turchi sono in situazione analoga: membri della NATO fin dal dopoguerra, corteggiati dall’Unione Europea fino a pochi anni fa, ora si sentono soli e traditi. L’abbattimento dell’aereo russo a inizio dicembre 2015 è stato per Erdogan il momento della verità: probabilmente sperava che la NATO prendesse una posizione chiara e decisa in favore della Turchia, come sarebbe avvenuto fino a qualche anno fa. Invece la NATO se ne è lavata le mani, e ora i Turchi sanno di dover badare da soli alla propria sicurezza, o cercare nuove alleanze, perché quelle vecchie non funzionano più.

La logica della Guerra Fredda è finita del tutto, anche se molti stentano a rendersene conto, anche in Europa. È finita anche la logica della difesa primaria delle fonti di energia del Medio Oriente da parte degli USA, perché molti altri paesi producono energia, l’offerta supera la richiesta. In mancanza di una strategia che tenga conto di questa nuova situazione, sia la Turchia sia l’Arabia Saudita si muovono a tentoni, con decisioni tattiche che fanno scalpore ma non servono.

E l’Europa? Possiamo ancora contare sulla NATO, oppure anche per noi la logica è cambiata, la Russia non è più un pericolo ma un potenziale alleato, gli USA non sono più pronti a toglierci le castagne dal fuoco quando il fuoco è limitato alla nostra parte di globo? I cambiamenti sono difficile da affrontare, anche emotivamente, ma non possiamo far a meno di guardare la realtà con chiarezza. 

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