La Turchia e l’ISIS

13/11/2015

Il governo turco ha dichiarato di star valutando la possibilità di partecipare a operazioni di terra contro lo Stato Islamico, all’interno di una coalizione. La Turchia vorrebbe creare una zona cuscinetto a sud del proprio confine con la Siria, che ora è in parte controllato dall’ISIS, e spera di convincere gli USA a partecipare all’operazione. La zona cuscinetto servirebbe anche da rifugio ai ribelli arabi anti-Assad che combattono nella zona di Aleppo e toglierebbe alle milizie curde – che Ankara teme − il motivo di esser presenti e attive lungo il confine turco. 

Lo Stato Islamico è sulla difensiva in Iraq: non sta più espandendosi, ha persino perso qualche porzione di territorio attorno a Ramadi e Beiji. Non è più all’attacco neppure in Siria: sta faticosamente combattendo per mantenere il controllo della base aerea di Kweiris e della città di Palmyra. Se perdesse terreno nella zona di Aleppo, subirebbe un duro colpo, perché perderebbe l’accesso al mondo esterno, al flusso di armi e denaro e militanti che arriva attraverso la frontiera con la Turchia.

Ma la Turchia considera troppo rischioso avviare operazioni di terra, che possono portare a forti tensioni sia con i Curdi sia con i sostenitori di Assad all’interno della stessa Turchia, se non c’è il pieno sostegno della NATO, in particolare degli USA.

La NATO e gli USA non possono in questo momento sostenere un’operazione che sarebbe contraria agli interessi non soltanto della Russia e dell’Iran, che combattono l’ISIS ma sostengono Assad, ma anche agli interessi dei Curdi e di altre milizie che combattono l’ISIS e combattono Assad, ma non vogliono ingerenze turche. L’incrocio di interessi in parte combacianti e in parte contrapposti renderebbe difficilissima la comunicazione e la collaborazione, rischierebbe di mettere tutti contro tutti, anziché creare una forte coalizione.

 

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