La Cina in transizione

15/10/2015

La crisi globale degli anni 2008-2009 ha messo la Cina di fronte alle debolezze di un sistema economico orientato in modo eccessivo all’esportazione. Nel 1979 le esportazioni rappresentavano meno del 6% del PIL cinese, nel 2007 erano oltre il 36%. Le produzioni per l’esportazione sono concentrate lungo la fascia costiera del paese, che ha visto aumentare di oltre 300 milioni di persone la propria popolazione in pochi anni, per l’arrivo di lavoratori dall’interno povero e agricolo. Il costo della vita e della manodopera nelle regioni costiere è aumentato molto in pochi anni, di pari passo con l’inquinamento e il traffico, esacerbando le tradizionali differenze fra le regioni ricche della costa e le regioni interne più povere.

Ma la necessità di mantenere il pieno impiego e di approfittare perciò di tutte le possibilità di sviluppo fecero sì che la politica di sviluppo tramite l’esportazione venisse cavalcata senza remore dal governo centrale, finché la crisi globale non obbligò i governanti cinesi a rendersi conto di quanto la loro economia fosse esposta a politiche e crisi al di fuori della loro possibilità di previsione e di gestione.

Da allora la Cina cerca di cambiare modello di sviluppo e sviluppare i consumi interni precedentemente ostacolati e repressi, il che implica un’ampia distribuzione della ricchezza prodotta fra la popolazione, perché possa consumare di più. La ricchezza può venire distribuita sotto forma di posti di lavoro per costruire o potenziare infrastrutture e servizi pubblici, ma richiede anche l’aumento di salari e stipendi, che rimangono a tutt’oggi troppo bassi per alimentare una buona domanda interna. La transizione dall’uno all’altro modello richiede grande attenzione e gradualità ben misurata, per evitare di mettere in crisi il vecchio modello prima di aver sviluppato l’alternativa. 

Le statistiche nel grafico cliccabile qui accanto mettono a confronto la Cina con le altre quattro maggiori economie del mondo per quanto riguarda il PIL (o GDP) totale, il PIL pro capite, la quantità di mano d’opera attiva, la dipendenza dall’export e dall’import, le spese militari. 

La Cina cerca di cambiare modello di sviluppo e sviluppare i consumi interni precedentemente ostacolati e repressi, il che implica un’ampia distribuzione della ricchezza prodotta fra la popolazione, perché possa consumare di più.

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