La Trans Pacific Partnership

08/10/2015

Il 5 ottobre è stato dato l’annuncio della firma del trattato TPP (Trans Pacific Partnership). Ora il trattato dovrà essere discusso e approvato dai parlamenti degli stati firmatari, perciò l’implementazione è tutt’altro che imminente. Le discussioni sono state molto lunghe. In tali trattati ogni parte cerca di difendere le proprie nicchie di mercato il più a lungo possibile, pur chiedendo e offrendo libero accesso ai prodotti altrui, per evitare danni gravi e repentini alle proprie economie, prima che gli operatori economici abbiano tempo di adattarsi alle mutate circostanze. Soltanto la Commissione Europea fu tanto sventata da aprire totalmente le porte ai prodotti cinesi in soli tre anni, fra il 2001 e il 2004!  Le discussioni sui latticini della Nuova Zelanda, sulle componenti per auto del Messico, sui prodotti agricoli del Giappone, ad esempio, sono durate circa cinque anni.

La TPP è lo sviluppo di un primo accordo stipulato fra Singapore, Nuova Zelanda, Cile e Brunei. Altri stati chiesero di aderire. Fu George W. Bush a proporre l’adesione degli USA e a sollecitare l’adesione degli altri paesi che si affacciano sul Pacifico. Si legge sui giornali che la TPP è un’organizzazione mirata a contenere l’espansione della Cina, ma è un’asserzione infondata. La maggior parte dei paesi aderenti alla TPP ha da anni accordi diretti di libero scambio con la Cina e ha nella Cina il primo partner commerciale. La firma della TPP non cambierà questo stato di fatto. Inoltre l’accordo è puramente commerciale, non riguarda in nessun modo né armamenti, né sistemi di difesa. 

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